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Canelés all’arancia

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In verità dei canelés, che sono dolcetti tipici della zona di Bordeaux e un poco simili a dei mini soufflé, io ho preso solo la forma; nell’ultimo viaggio in Costa Azzurra infatti ho comprato i tipici stampini dei canelés ma non li avevo ancora usati quindi questa mi è parsa l’occasione giusta. Devo anche precisare che questa ricetta non è mia ma di Francesca Guglielmero, del blog Maccaroni Reflex. E perché mai pubblicare una ricetta non mia? Per il giochino #scambioricette all’interno del nostro gruppo, #bloggalline, perché pur facenti parte dello stesso gruppo, spesso non ci conosciamo e quale modo migliore per farlo dello scambiarsi ricette? E così ogni mese si mischiano tra loro i blog in modo che ognuna faccia la ricetta di una consorella e a me è toccata Francesca. Devo dire che ricette tra le quali scegliere, nel suo blog, ne ho trovate tante (ho anche preparato questo ed era spettacolare) ma poi mi sono decisa per la sua ciambella all’arancia perché sono sempre alla ricerca di ricette per lo snack box dell’adolescente che non contengano grassi eccessivi ma che siano comunque golose altrimenti non si vergognerebbe di certo a riportarmi la merenda a casa. La ciambella in questione da me poi trasformata in tanti canelés per praticità è sana, profumata, golosissima e bagnata al punto giusto. Dal momento che l’adolescente la prossima settimana si dovrà operare, ultimamente cerco di soddisfare la sua golosità senza brontolare troppo così ho anche ricoperto i dolcetti con un poco di glassa, che lui adora e che trovo più pratica per lo snack box dello zucchero a velo. Complimenti a Francesca e grazie anche da parte dello studente ❤️

caneles-all'-arancia

caneles all'arancia

Canelés all'arancia
Porzioni10 dolcetti
Tempo di preparazione10 minuti
Tempo di cottura20 minuti
Istruzioni
  1. Preriscaldate il forno a 180° Mettete nella vasca della planetaria le uova e montatele con lo zucchero a velocità sostenuta finché non saranno diventate chiare e ben montate. Aggiungete il burro fuso, il succo e la scorza delle arance ed il latte. Mescolate bene quindi aggiungete la farina setacciata con l'amido, il lievito ed il sale. Amalgamate e poi aggiungete i semini della vaniglia. Imburrate le formine individuali che preferite e spartitevi il composto. Disponete le formine su di una teglia da forno. Cuocete per 15/20 minuti ma come sempre dipende dal vostro forno. Per la glassa di copertura mettete i succhi in una ciotola ed incorporate tanto zucchero a velo quanto ne prende. La glassa dovrà risultare coprente quindi densa ma liscia, non grumosa. Sfornate i dolcetti ancora tiepidi, appoggiateli su di una griglia e versatevi la glassa. Fate raffreddare e consolidare prima di consumare.

caneles all'arancia

caneles all'arancia

caneles all'arancia

caneles all'arancia


Red Velvet cheesecakes

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red-velvet-cheesecakes

 

San Valentino non l’ho mai festeggiato, così come non ho mai festeggiato la festa della donna. Provo un senso di rifiuto al pensiero di dover celebrare una festa per l’amore o ancora peggio per il solo fatto di essere donna. L’amore o c’è o non c’è più, non ha bisogno di celebrazioni annuali ma necessiterebbe piuttosto di attenzioni quotidiane e in quanto alla donna andrebbe semplicemente rispettata in quanto essere umano esattamente come già succede all’uomo ma tutto questo è così retorico che quasi mi vergogno a scriverlo. Questo San Valentino però, nostro malgrado, una ricorrenza lo sarà infatti lo passeremo a Bologna perché la mattina seguente l’adolescente subirà un intervento di ricostruzione dei legamenti alari all’ospedale ortopedico Rizzoli ed è solo per questo motivo che associo queste tortine molto sanvalentinesche al 14: sono rosse e quindi di buon augurio. Questa è anche l’ultima ricetta che pubblicherò per un po’, temo, perché dopo l’intervento l’adolescente dovrà stare immobile a letto e mi dedicherò completamente a lui. Vi lascio con un’ultima considerazione: Se festeggiate San Valentino la ventunesima torta proposta da #re-cake2.0 è perfetta. Se invece come me non ve ne frega niente, preparatela per il piacere di mangiare qualcosa di eccezionalmente buono, come del resto lo sono TUTTE le proposte di Re-cake, di veloce perché si prepara davvero in un attimo e soprattutto di estremamente scenografico. Se vi avessi convinte, fatemi una cortesia: al primo morso dedicate un augurio al mio adolescente.

Grazie ❤

red-velvet-cheesecake

red-velvet-cheesecakes

Red velvet cheesecakes
Un cheesecake profumato di cioccolato e che rivela un cuore rosso a sorpresa. Buono come solo i cheesecakes sanno essere è anche molto bello da servire.
Porzioni8 persone
Tempo di preparazione10 minuti
Tempo di cottura45 minuti
Ingredienti
Per la base:
Per la crema:
Istruzioni
Base:
  1. Mettete i biscotti e la farina di mandorle in un mixer.
  2. Frullate finché non otterrete un composto grossolano.
  3. Aggiungete il burro e frullate ancora, finché non si otterrà un composto ben amalgamato.
  4. Prendete 4 stampini ad anello da 10 cm di diametro.
  5. Ungeteli leggermente e rivestite il fondo di ciascuno con della carta forno.
  6. Suddividete il composto di biscotti negli stampi e premete con un cucchiaio per compattarlo sul fondo e sui bordi.
  7. Mettete in frigo per 30 minuti almeno, o finché non sarà ben freddo.
Crema:
  1. Mettete la ricotta, il formaggio cremoso e lo zucchero in un mixer e azionatelo per 2-3 minuti, finché non si otterrà una crema liscia e senza grumi.
  2. Aggiungete le uova e l’estratto di vaniglia e azionate il mixer per un altro minuto.
  3. Inserite per finire il cioccolato e il colorante e frullate ancora, finché non è tutto amalgamato
Assemblaggio e cottura:
  1. Ripartite il composto negli stampi e cuocete a 140° per 40–45 minuti o fino a quando la crema non si sarà rappresa ma sarà ancora leggermente morbida al centro.
  2. Fate raffreddare le tortine a temperatura ambiente quindi mettetele in frigo per 2-3 ore.
  3. Prima di servire i cheesecakes, spolverizzateli con il cacao amaro
Recipe Notes

In frigo si conserverebbero 3 giorni 😉

red-velvet-cheesecakes

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Con questa ricetta partecipo al Re-cake #20. Questa la pagina Facebook

Torta Kit Kat

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torta kit kat frontale

E anche l’intervento è andato. Non è stato facile accompagnare l’adolescente nella sua lettiga fino alla sala operatoria dove gli avrebbero praticato la spinale ma almeno l’ho lasciato che stava facendo ridere tutte le infermiere. “Sai mamma?” -mi ha detto quando si è risvegliato, -“tutti i medici avevano fatto il Classico”- Le due ore che ho passato chiusa in camera ad aspettare che tornasse sono state uno spazio temporale da fumetti Marvel, con il tempo che si dilatava e poi correva e poi rallentava di nuovo riavvolgendosi persino su se stesso ma si supera tutto e così è stato. Il recupero ha avuto quasi del miracoloso ma tornati a casa, su 3 piani e totalmente sola con lui dal mattino fino a sera, le cose non sono andate così bene ed il dolore che non aveva avuto prima ha chiesto il conto, tanto che ancora oggi, a distanza di 15 giorni dall’intervento, l’adolescente non riesce a fare più di 5 metri e passa dal letto al divano e dal divano al letto. Il blog è ovviamente rimasto congelato in attesa di tempi migliori insieme a me e a lui, avvolti in questa bolla che ci fa sentire distanti da tutto e da tutti. Cucinare cucino ancora. Ogni giorno cerco di inventarmi qualcosa che possa, se pur solo per il tempo di un assaggio, far tornare la felicità sul suo viso,  torte zuccherine ma anche piatti indiani che lui adora e pani profumati da spalmare con creme di cioccolato. Guardiamo buoni film, leggiamo ed aspettiamo che le cose passino e si stemperino piano piano. Tempo per fare foto non ce n’è, così ho deciso di pubblicare la torta del compleanno dell’adolescente che non avevo mai postato. Così come è stato per le red velvet, pubblico una torta di compleanno confidando che possa essere di buon auspicio e che in qualche strano modo possa aiutarci a tornare alla normalità. La ricetta è di Vale, maestra insuperata e di grande ispirazione che mi ha dato l’idea con la sua Torta Kit Kat e anche se anni luce dalla sua, la riuscita mi ha comunque soddisfatta e così è stato per l’adolescente ed i suoi invitati. Provare per credere 😉

torta kit kat colorata con m&m e smarties

torta kit kat colorata con m&m e smarties

Torta Kit Kat
Ingredienti
Per la quattro quarti:
  • 8 uova
  • 500grammi farina(ritoccare in più o in meno in base al peso delle uova)
  • 500 grammi burro(ritoccare in più o in meno in base al peso delle uova)
  • 500grammi zucchero(ritoccare in più o in meno in base al peso delle uova)
Farcitura e copertura:
Per la decorazione:
Istruzioni
  1. Per l'impasto quattro quarti: Pesate le 8 uova con il guscio e pesate stessa quantità di farina, burro e zucchero. Montate con le fruste o con la frusta della planetaria il burro portato a temperatura ambiente con lo zucchero fino ad ottenere una crema, poi aggiungete le uova una per volta alternandole con cucchiaiate di farina già mescolata con i quattro cucchiaini di lievito setacciati. Versate l'impasto in una teglia circolare alta con diametro di cm. 24 unta di burro e spolverizzata di farina e cuocete a 200° per i primi 5 o 6 minuti, poi per 10 minuti a 180° e gli ultimi 25,30 a 160° (metodo Montersino). Sviluppandosi molto in altezza e non in larghezza, probabilmente ci potrebbe volere un pò di più ma come sempre dipende dal vostro forno. Se comunque allo scadere dei 30 minuti la torta non fosse cotta, prolungate di altri 10 minuti la permanenza in forno. Se non aveste una tortiera così alta e nemmeno un anello, potete dividere l'impasto in tre e cuocerlo in tre volte.
Farcitura e copertura:
  1. in una ciotola capiente mettete prima di tutto il mascarpone portato a temperatura ambiente. Usando un cucchiaio di legno lavoratelo fino ad ammorbidirlo bene. Solo allora aggiungerete la Nutella, un poco per volta ed incorporandola dal basso verso l'alto fino a che non otterrete una crema liscia e senza grumi. Riempite una sac a poche con parte della farcitura.
Decorazione:
  1. Mettete il primo disco di torta su di un'alzatina e usando la sac a poche ricoprite la superficie con la farcia di mascarpone e nutella. Sovrapponete con il secondo disco e ripetete l'operazione. Chiudete con il terzo e con l'aiuto di una spatola, ricoprite completamente la torta con la farcia. Decorate lateralmente con i Kit Kat e poi posizionare le praline e i biscotti. Riempite l'interno del cerchio formato dai biscotti con gli smarties e gli M&M.
  2. Stringete un bel fiocco colorato intorno alla torta e tenete in frigo almeno due ore. Servite a temperatura ambiente.

torta kit kat colorata con m&m e smarties

torta kit kat colorata con m&m e smarties

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Occhi di bue rustici con pasta frolla al pistacchio

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occhi di bue rustici con pasta frolla all'olio e pistacchi e golosa marmellata di kumquat

Occhi di bue rustici con pasta frolla al pistacchio

Io e Claudia Primavera, l’autrice della ricetta di questi straordinari occhi di bue rustici, mamma del blog La pagnotta innamorata, siamo state di nuovo scelte dalla sorte. Lo scorso scambio ricette lei doveva fare una mia ricetta e questa volta io devo fare una sua, così ho scelto gli occhi di bue , una golosissima ricetta di biscotti di pasta frolla all’olio farciti di marmellata. È bella questa cosa dello scambio perché noi bloggalline siamo tante e non ci conosciamo tutte. L’unica occasione che abbiamo per incontrarci è ai raduni e dato che per ovvi motivi uno sceglie i raduni più vicini a casa, c’è una bella parte del gruppo che non l’ho ancora mai incontrata. Con alcune di queste, nonostante tutto, si è creato un legame comunque, e penso al mio angelo custode Ely, a Ketty e a Sara Drilli, oppure a Chiara che aspetto di abbracciare ormai da troppo tempo, quindi l’idea di Jess e di Valeria di mischiarci in modo che ognuna di noi debba scegliere la ricetta del blog di un’altra bloggallina ci permette di approfondire la conoscenza della bloggallina che ci è toccata in sorte. E come dicevo, a me è toccata Claudia. Il suo blog è molto ben fatto e ben strutturato diversamente dal mio, ad esempio, dove se non sbaglio c’è un unico piatto di carne ma come me ha tante ricette di lievitati e dolci (fa parte dello staff del Re-cake) e non è stato facile scegliere tra tutte le ricette che avrei voluto provare. Alla fine però ho accontentato l’adolescente, come sempre in questo così brutto periodo per lui e la sua scelta è caduta su una ricetta che Claudia ha ideato per l’MTC, gli occhi di bue rustici. L’adolescente nutre da sempre una passione quasi reverenziale per gli occhi di bue, sua prima scelta in pasticceria ma non glieli preparo spesso a causa della quantità che è capace di mangiarne. Questi qua di Claudia però sono senza burro e quindi mi sentirò meno in colpa quando gliene metterò due nello zaino per l’intervallo a scuola 😊. Avevo già provato una frolla con l’olio con il solo risultato di un allagamento di olio nel frigo, fuoriuscito in maniera abnorme dalla pasta frolla ma questa volta la pasta è riuscita perfettamente e senza alcuna sensazione di unto all’assaggio. Questi occhi di bue rustici sono davvero ottimi, croccanti e il retrogusto di pistacchio è un tocco in più e se li proverete li amerete di certo. Grazie quindi a Claudia per la stupenda ricetta ❤️

occhi di bue rustici con pasta frolla all'olio e pistacchi e golosa marmellata di kumquat

occhi di bue rustici con pasta frolla all'olio e pistacchi e golosa marmellata di kumquat

Occhi di bue rustici con pasta frolla al pistacchio – La ricetta

Occhi di bue rustici con pasta frolla al pistacchio
Porzioni10 occhi di bue
Tempo di preparazione30 minuti
Tempo di cottura15 minuti
Tempo Passivo10 ore
Ingredienti
Per la marmellata di kumquat:
Per la frolla all'olio e pistacchio (da Leonardo Di Carlo)
Per la copertura:
Istruzioni
Per la marmellata di Kumquat:
  1. Lavate bene la frutta e lasciatela a bagno in acqua fredda per circa 12 ore, cambiandola ogni tanto. Lavate la frutta, asciugatela bene e tagliatela a fettine sottili eliminando i semini. Mettetela in una pentola capiente e piuttosto bassa insieme allo zucchero e l’estratto di vaniglia e cuocete a fuoco basso fino a che non si sarà addensata (a metà cottura circa frullate con il minipimer). Trasferite in vasetti sterilizzati, chiudete con tappi ermetici, capovolgete immediatamente e fate raffreddare.
Per la pasta frolla:
  1. Nella ciotola della planetaria mettete l'olio di semi di mais, l'estratto di vaniglia, il sale e la buccia grattugiata di limone e mescolate con la frusta a K. Unite lo zucchero a velo e le uova e mescolare di nuovo fino a completo assorbimento. Aggiungete le farine e lavorare fino ad ottenere un impasto omogeneo. Avvolgete l’impasto in pellicola per alimenti e fate riposare in frigo per 10-12 ore. Trascorso il periodo di riposo, togliete la frolla dal frigo, lasciatela a temperatura ambiente per qualche minuto, poi infarinate il piano di lavoro e stendetene la metà fino ad ottenere una sfoglia sottile di 3-4 mm. Ricavate dei dischetti con l’aiuto di un coppapasta e disponeteli su una teglia foderata con carta forno. Stendete la frolla rimanente e ricavatene altrettanti dischetti, al centro dei quali realizzerete con l’aiuto di un coppapasta più piccolo dei buchi. Continuate fino a terminare tutta la pasta frolla. Cuocete in forno preriscaldato a 180°C fino a cottura (circa 15 minuti). Una volta cotti lasciar raffreddare completamente.
Montaggio degli occhi di bue:
  1. Quando i biscotti saranno freddati prendete il dischetto pieno, stendevi la marmellata sul lato che in cottura era a contatto con la teglia, sovrapponete il dischetto bucato esercitando una leggera pressione e mettere da parte. Continuare fino a terminare tutti i biscotti.
Copertura:
  1. Fondere il cioccolato bianco a bagnomaria oppure nel microonde facendo attenzione ad usare una potenza medio/bassa. Tuffate gli occhi di bue nel cioccolato bianco per circa 1/3, facendo poi solidificare su un foglio di carta forno. Aspettare che il cioccolato sia del tutto solido prima di servire.
  1. Si conservano in una scatola di latta.

 

occhi di bue rustici con pasta frolla all'olio e pistacchi e golosa marmellata di kumquat

 

 

occhi di bue rustici con pasta frolla all'olio e pistacchi e golosa marmellata di kumquat

 

occhi di bue rustici con pasta frolla all'olio e pistacchi e golosa marmellata di kumquat

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Fresco e il feuilletage al cioccolato con buttercream e lamponi

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Fresco e il feuilletage al cioccolato con buttercream e lamponi

Fresco e il feuilletage al cioccolato con buttercream e lamponi cioè come rendere easy e quasi veloce il procedimento della pasta sfoglia. I passaggi sono tanti ed i tempi di riposo sono lunghi quindi di solito opto per la ricetta veloce; questa volta però ho deciso di usare Fresco per il feuilletage al cioccolato con buttercream e lamponi  e quindi ho potuto permettermi di seguire la ricetta come da disciplinare proprio grazie all’abbattitore. Intanto devo fare outing: fino tre mesi fa non sapevo nemmeno che cosa fosse, un abbattitore, o meglio, la parola mi evocava solo nebulose immagini di macchinari giganteschi montati all’interno di pescherecci per la conservazione del pesce. Che esistesse un abbattitore per la casa lo ignoravo e se anche lo avessi saputo, non avrei mai pensato di desiderarne uno, io che del comprare tutto ciò che è novità, in cucina, ne ho fatto un’arte, come mi dice sconsolato il consorte. La svolta è avvenuta grazie all’Accademia di Montersino. In una delle sue puntate, il famoso pasticcere ha usato un abbattitore per uso domestico della ditta Irinox, il Fresco. Montersino ha lungamente dibattuto sul fatto che l’abbattitore domestico dovrebbe entrare a far parte di diritto della nostra cucina così come avviene già per il forno e del frigorifero. La serie di ragioni sia igieniche che pratiche che Montersino ha sviscerato in maniera molto precisa mi ha molto incuriosita e così mi sono messa a spulciare in rete e quello che ho letto ha cominciato a farmi rapidamente salire la scimmia. Il primo punto a favore di questo strumento è quello “salutistico/igienico. Molti di noi ignorano (io per prima) che un alimento tenuto un’ora ad una temperatura tra i 25° e i 35° cioè in pratica, a temperatura ambiente, subisce un invecchiamento pari a più di cento volte il tempo di invecchiamento che subirebbe se fosse conservato a 3° e questo in una sola ora. Ora ditemi: quante volte si torna dal supermercato, si vuotano le buste sul tavolo e si incomincia con calma a mettere le cose a posto? Quanto stazionano i nostri cibi su quel tavolo? E questo va sommato al tempo che hanno già passato in standby nel carrello e poi nel viaggio dal supermercato a casa. L’invecchiamento di un alimento a temperatura ambiente è dato principalmente dalla proliferazione batterica che è inesistente dai 90° ai 65° ma che a 65° inizia ed è al suo massimo tra i 37° e i 10°. Con i 3° del frigorifero la proliferazione batterica è molto lenta ma capite bene che se avete lasciato un alimento troppo a lungo sul tavolo, una volta che lo metterete in frigo la proliferazione lo avrà già attaccato ed ecco che la qualità del vostro formaggio o del vostro filetto sarà già inevitabilmente compromessa. Il secondo punto è la leggenda metropolitana che il vostro congelatore serva a congelare gli alimenti. Il congelatore serve a conservare gli alimenti congelati così come il frigorifero serve a conservare gli alimenti freddi ed introdurre al loro interno un alimento a temperatura ambiente o ancor peggio a temperature superiori,  interrompe la catena del freddo alterando la qualità degli alimenti già presenti all’interno e diminuendo drasticamente la vita del vostro elettrodomestico. C’è anche una postilla al secondo punto che è la seguente: quando si congela un alimento, le molecole d’acqua si trasformano in cristalli. Se l’alimento viene inserito a temperatura ambiente, il processo sarà molto lungo e le molecole d’acqua si trasformeranno in macro-cristalli che danneggeranno la struttura delle fibre. Quando si andrà a scongelare l’alimento, si perderanno i liquidi e questo provocherà un suo cambiamento di struttura ammorbidendolo e causando perdita di peso, nutrienti e sapore. Il Fresco serve proprio per ovviare ai problemi di cui sopra. Abbatte la temperatura in positivo (+3°) permettendovi di portare rapidamente gli alimenti (anche appena tolti dal fuoco o dal forno) alla temperatura di sicurezza di 3° bloccando così l’evaporazione (altra corresponsabile dell’invecchiamento del cibo), preservando qualità e fragranze intatti  e triplicandone la vita.  Abbatte poi la temperatura in negativo con freddo rapido a -18 (anche di cibi caldi) e grazie alla velocità con cui abbassa la temperatura, otterremo micro-cristalli che non andranno ad influire sulla qualità dei nostri alimenti. Una volta scongelati infatti noterete che non c’è alcuna perdita di liquidi, di consistenza né di peso e non avvertirete quell’orribile odore “di congelatore” che da sempre associo al cibo scongelato. Tutto questo è molto interessante, ho pensato, ma il consorte già mi guarda storto quando accendo il forno, figuriamoci l’abbattitore. Beh, anche questa obiezione è stata presto smantellata quando ho letto il consumo energetico del Fresco: 350w contro i 2200 del forno ad incasso, i 2000 del microonde, i 1800 del phon e i 1200 del ferro da stiro. Ma la resa definitiva c’è stata quando ho scoperto che il Fresco, oltre alle funzioni di abbattimento in positivo e in negativo, ha altre 5 funzioni che a Gennaio sono diventate ben 7:

-La surgelazione delicata: ideata per gli alimenti delicati come lievitati, focacce, patate al forno.

-La conservazione personalizzata: permette di mantenere a temperature definite alimenti con una conservazione particolare come per esempio i gelati (-10), la tartare (0°) o il cioccolato fuso (+40°)

-Lo scongelamento controllato: scongela l’alimento riportandolo esattamente alla condizione in cui era prima di essere surgelato. Ideale per carni, pesci, pane e dolci

-Il raffreddamento bevande: raffredda velocemente le tue bevande/vini di circa 1° al minuto permettendoti così di risolvere i problemi di spazio in frigo.

– La Cottura a bassa temperatura: Permette di cuocere lentamente a temperature tra 40° a 75° senza seccare o aggredire il cibo ed esaltando al massimo i sapori. Tecnica tra le più usate dai grandi cuochi.

-La Lievitazione naturale: mantiene una temperatura costante di 26° per un risultato sempre perfetto, d’estate come d’inverno.

-La Funzione piatto pronto: permette di lasciare un piatto di lasagne direttamente nel Fresco, che inizialmente si comporterà come frigo e provvederà poi a fartele trovare pronte e calde all’orario desiderato.

Le dimensioni sono molto contenute, più o meno quelle di un microonde infatti il Fresco è un abbattitore free standing che si posiziona con facilità e che grazie al suo aspetto molto gradevole sta bene in qualunque cucina. Da quando l’ho acquistato non è passato un giorno senza che lo usassi (e meno male che consuma poco) e non ne parlerei mai se non fossi assolutamente convinta della qualità e dell’utilità del prodotto. Fresco vi permetterà di portare in tavola una cucina sana e al tempo stesso di velocizzare i tempi. Sul sito di Fresco troverete una rubrica di ricette con Fresco, le Pillole di Fresco, dove sono pubblicate tante ricette con abbattitore che vi permetteranno di capire la reale praticità dell’abbattitore. L’importante, alla fine, come sempre ho professato tra queste pagine virtuali, è la possibilità di servire ai miei cari cibo fatto da me, con la massima attenzione alle materie prime, possibilmente bio e di filiera km 0; la farina la vado a comprare al mulino, la verdura direttamente all’azienda bio, la carne dal macellaio che ha le mucche dietro a casa, quindi sarebbe davvero un peccato vanificare tutti questi sforzi a causa della cattiva conservazione degli alimenti e grazie a Fresco ora riesco a mantenere al meglio tutto quello che cucino. Forse sarà una battaglia persa, forse non basterà, ma almeno tutto ciò che posso fare faccio, con la speranza che, anche se minima magari, ma una differenza alla fine la farà. Per mio figlio, per mio marito, per me..

Dopo tante parole ecco, finalmente, la ricetta 😊 La ricetta della feuilletage è di Christophe Felder ed è tratta da questo libro mentre la buttercream è liberamente ispirata a quella di Pierre Hermé

Fresco e il feuilletage al cioccolato con buttercream e lamponi

Feuilletage al cioccolato con buttercream e lamponi
Croccante millefoglie al cioccolato con buttercream alla Nutella e lamponi
Ingredienti
Per la sfoglia al cioccolato:
Per la buttercream al cioccolato:
Per la meringa italiana:
Istruzioni
  1. Per la sfoglia al cioccolato:
  2. Mettete su fuoco medio un pentolino contenente il burro e fatelo sciogliere quindi fatelo freddare (io ho abbattuto per 10 minuti nel Fresco). Setacciate la farina e il cacao all'interno della ciotola della planetaria. Versatevi l'acqua fredda, il burro e il fleur de sel. Mescolate a bassa velocità con il gancio per impastare finché l'impasto non comincerà a compattarsi e trasferite sul piano di lavoro ed appiattite cercando già di dare una forma quadrata. Coprite con pellicola alimentare e mettete in frigo almeno 2 ore (io 30 minuti nel Fresco). Passato il tempo di riposo infarinate il piano di lavoro e stendete l'impasto in un quadrato di spessore di 1 cm circa. Spolverizzate di farina gli 85 grammi di burro rimasti e stenderli con il matterello cercando di dare anche al burro una forma quadrata. Piazzate il burro al centro del l'impasto per la sfoglia in modo che gli angoli tocchino i lati del quadrato e poi ripiegate l'impasto sul burro come pieghereste una busta. Stendete con il matterello fino ad ottenere un rettangolo di 8-9 mm. di spessore. Piegate in tre, come una lettera, cioè portate 1/3 dell'impasto dall'esterno al centro e poi l'altro terzo esterno lo dovrà coprire a sua volta. Ora ruotate l'impasto a 90° orario in modo da avere di nuovo un lato aperto verso di voi. Stendete nuovamente con il matterello fino ad ottenere un rettangolo. Ripiegate nuovamente in tre come sopra. Coprite con la pellicola per alimenti e mettete in frigo per 1 ora (io 15 minuti nel Fresco). Ripetete l’intero procedimento (appiattitura con il mattarello, rettangolo, piegatura e riposo in frigo) altre 3 volte ruotando sempre di 90° e tenendo sempre un lato aperto verso di voi. Dopo l’ultimo giro di pieghe coprite nuovamente con pellicola alimentare e mettete in frigo fino al giorno dopo. A riposo avvenuto, trasferite l'impasto sul piano di lavoro e tiratelo fino a raggiungere uno spessore di circa un paio di millimetri , quindi arrotolatel la sfoglia sul matterello e spostatela su di una teglia coperta da carta forno. Bucatela con i rebbi di una forchetta e mettete in frigo. Preriscaldate il forno a 180° e prima di infornare coprite la sfoglia con carta forno ed appoggiatevi sopra una teglia in modo che non gonfi in cottura. Cuocete per 25 minuti circa quindi tirate fuori, portate la temperatura del forno a 220° e ripassate la sfoglia in forno per un’altra decina di minuti. Fate freddare brevemente quindi, usando un coltello da pane, tagliate la pasta sfoglia in rettangoli mono porzione della dimensione desiderata. Fate raffreddare completamente.
Per la meringa italiana:
  1. In un tegamino fate bollire l’acqua minerale e lo zucchero. Mettete l’albume nella vasca della planetaria con la frusta. Appena lo sciroppo raggiunge i 115° cominciate a montare l’albume fino a che non comincerà a montare. Quando lo sciroppo raggiunge i 121°, con la macchina in movimento, versate gradualmente lo sciroppo negli albumi e continuate a montare finché la meringa non sarà fredda, gonfia e lucida.
Per la buttercream alla Nutella:
  1. In un tegamino fate bollire il latte. Nella vasca montate i tuorli con lo zucchero finchè non saranno chiari e spumosi, quindi versatevi il latte caldo un poco per volta aumentando rapidamente la velocità. Riportate il composto nel tegamino e cuocete fino a raggiungere gli 85°. Togliete dal fuoco, trasferite in un contenitore di metallo infilato in un contenitore più grande contenente acqua ghiacciata (io nel Fresco pre-raffreddato per 10 minuti) Quando il composto sarà freddato, frullate qualche minuto con il mini-pimer. Nella vasca della planetaria sbattere il burro con la frusta finché non sarà cremoso. Setacciatevi il cacao e mescolate. Incorporatevi la Nutella. Versatevi un poco per volta la mistura fredda di latte e uova. Incorporate la meringa italiana con con movimenti dall’alto verso il basso per non smontarla.
  2. Sistemate davanti a voi, possibilmente su un tappetino di silicone, i rettangoli di sfoglia che userete come base. Riempite di buttercream una sac a poche con bocchetta media liscia e coprite con "palline" di buttercream l'intera superficie delle basi. Coprite delicatamente con altrettanti rettangoli di sfoglia, cospargete di cacao amaro e decorate con lamponi freschi.
  3. Sia la meringa che la buttercream potrebbero avanzarvi ma lavorare quantitativi troppo piccoli nella planetaria è un problema quindi meglio trovare utilizzi alternativi che rischiare.

Fresco e il feuilletage al cioccolato con buttercream e lamponi

Fresco e il feuilletage al cioccolato con buttercream e lamponi

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Cheese flaounes

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Panini della tradizione pasquale cipriota ripieni di goloso formaggio e uvette

Anche questi cheese flaounes sono quasi fuori tempo massimo ma del resto questa è la mia normalità, al momento e prima lo accetto e meno ne soffro. I flaounes sono la proposta del re-cake di marzo, il re-cake #21, appuntamento al quale cerco di non mancare anche perché mi hanno fatto conoscere un mare di ottime ricette facenti ormai parte di diritto alle ricette di famiglia. Questi flaounes di cui non avevo mai sentito parlare, sono stati una vera scoperta. A parte il nome strano e impronunciabile, sono semplicemente dei panini che i cristiani ortodossi consumano il venerdì prima della Pasqua di Pasqua. Il sapore è ottimo, col ripieno di formaggio che contrasta a meraviglia con l’uvetta e di certo questa è una ricetta che sfrutterò di nuovo nei menù delle gite fuori porta a venire. Si consiglia di consumarli tiepidi per esaltarne il sapore ma noi non ce l’abbiamo fatta ad aspettare e li abbiamo mangiati ancora bollenti, appena sfornati; i pochi che sono avanzati li ho abbattuti immediatamente a 3° ma ne avevo messo da parte uno proprio per vedere come avrebbe superato la notte e mentre aspettavo che bollisse l’acqua per la pasta, oggi a pranzo, l’ho mangiato freddo e il flaouna ha superato la prova a pieni voti. Le forme dei cheese flaounes possono essere diverse infatti in rete si trovano numerosi video ma i miei, ad essere onesti, sembrano più che altro delle pardulas quindi se volete essere rispettosi della tradizione fino in fondo, vi consiglio di darci un’occhiata. Qui un video di Paul Holliwood dove si vede proprio la preparazione dei cheese flaounes.

Panini della tradizione pasquale cipriota ripieni di goloso formaggio e uvette

Panini della tradizione pasquale cipriota ripieni di goloso formaggio e uvette

 

Cheese flaounes
Porzioni15 Flaounes
Tempo di preparazione30 minuti
Tempo di cottura25/30 minuti
Tempo Passivo2 ore
Ingredienti
Per l'impasto:
Per il ripieno:
Per la finitura:
Istruzioni
Per l'impasto:
  1. Sciogliete il lievito nell'acqua, aggiungete il latte e l'olio. Versate la farina in una ciotola capiente (o nella planetaria), fate la fontana e versate al centro i liquidi e il burro. Lavorate il tutto fino a ottenere un impasto omogeneo. Fate una palla e lasciatela riposare in una ciotola unta e coperta con della pellicola fino al raddoppio (ci vorranno un paio d'ore).
Per il ripieno:
  1. Preparate il ripieno grattugiando grossolanamente i formaggi. Metteteli in una ciotola e aggiungete le farine, i lieviti e l'uovo sbattuto. Conservate in frigo fino al momento dell'uso (se fatto il giorno prima i sapori si amalgamano meglio). Poco prima di utilizzare la farcia aggiungete anche la menta tritata e l'uvetta ammollata, ben sgocciolata e asciugata.
Per la formatura dei flaounes:
  1. Sistemate i semi di sesamo su un piatto. Trasferite l'impasto lievitato sulla spianatoia e dividetelo in 6/8 pezzi. Spianate ogni pezzo di pasta in un disco di circa 12 cm di diametro e dello spessore di circa 3 mm.
  2. Passate i dischi di pasta sul piatto con il sesamo in modo che i semini si attacchino sulla parte inferiore della pasta, mettete un cucchiaio abbondante di composto al centro e riportare i lembi di pasta verso il centro, sigillando bene i lati premendoli con i rebbi di una forchetta.
  3. Trasferite i flaounes su una teglia ricoperta di carta forno, spennellate con l'uovo sbattuto e distribuite ancora qualche semino, soprattutto al centro. Cuocere per circa 30 minuti a 180°, finché la pasta diventa dorata. Si possono servire i flaounes sia caldi che freddi, ma per me danno il meglio da tiepidi. Se avanzano potete tranquillamente riscaldarli, anche il giorno dopo.

Panini della tradizione pasquale cipriota ripieni di goloso formaggio e uvette

 

Con questa ricetta partecipo al Re-cake #21. Questa la pagina Facebook

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Dado vegetale granulare: biologico e senza glutine

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dado vegetale granulare biologico e senza glutine

Appartengo ad una generazione cresciuta a panna Chef e dado. Per quanto strana possa sembrare oggi la cosa, il tanto demonizzato glutammato di sodio ai miei tempi era un ingrediente che si usava praticamente in ogni piatto, insieme alla panna Chef, come appunto dicevo. Ricordo come fosse ieri i must dell’epoca: tortellini panna, prosciutto cotto e pisellini, le penne all’arrabbiata e le penne alla vodka, il cocktail di scampi (leggi gamberi), il vitello tonnato, il risotto allo champagne (leggi spumante brut Cora), il filetto al pepe verde.. nella maggior parte di questi piatti la panna era l’ingrediente primo e il dado veniva subito dopo. Ricordo anche che non tutti mangiavano così infatti c’era sempre una nutrita schiera di compagne di scuola che volevano venire a pranzo a casa nostra proprio perché a casa loro il cibo era molto meno esotico. Effettivamente, dimenticandoci per un momento il fatto che la cucina anni 70/80 fosse molto grassa, va considerato il lato fortemente di rottura che ha rappresentato. L’Italia era in pieno boom economico, si incominciava a sentire la voglia di esterofilia anche per quel che riguardava il cibo e liberarci dei piatti della nonna doveva sembrare rivoluzionario e liberatorio così come lo era stato per le femministe bruciare in piazza i reggiseni. Pasta e fagioli? Oibò. Il ragù cotto 3 ore? Vecchi ed assurdi retaggi culinario-culturali e allora giù con l’insalata russa, le crepes francesi, il gazpacho spagnolo, l’importante era che non fosse italiano. Poi, ciclicamente (e meno male) tutto ritorna ed ecco che tutto quello che era assolutamente out come i legumi, le zuppe, la pasta diventa non solo un must ma addirittura una moda e allora tutti a mangiare quello che si mangiava quando non c’erano alternative e non solo: si incomincia a teorizzare che la dieta mediterranea allunghi la vita, sia un modello al quale gli altri devono guardare, ignorando che la dieta mediterranea, come osserva anche Bressanini qui, non è un modello reale dell’alimentazione  degli italiani o almeno non lo è da sempre. Nel mio caso, non mangiando carne, i legumi, le verdure e la pasta sono quello di cui mi cibo regolarmente ma anche utilizzando questo genere di alimenti effettivamente ogni tanto si sente la necessità di una spintina a favore del gusto; non ci dimentichiamo infatti che nelle cucine orientali l’umami, il gusto del glutammato, viene considerato il 5° gusto insieme al dolce, al salato, all’aspro e all’amaro. Io di solito compro il dado vegetale granulare al supermercato e costa un sacco di soldi. Autoprodurlo usando il forno di casa probabilmente verrà a costare la stessa cifra con la certezza però della materia prima utilizzata, ma è da quando l’abbattitore Fresco è entrato in casa mia che mi chiedevo se fosse possibile preparare il dado vegetale granulare usando la funzione della bassa temperatura. La temperatura massima raggiunta da Fresco sono i 75° quindi sapevo che ci sarebbe voluto più tempo rispetto al forno tradizionale ma avevo dalla mia l’enorme vantaggio del basso consumo dell’abbattitore che consuma 350 W rispetto ai 2200 W del forno. Ho così tentato l’esperimento, ispirandomi alla ricetta della mia amica Jess ed ora ho un bel vasetto di profumato dado che posso distribuire su insalate, sulle verdure, nei brodi e nelle paste senza dovermi preoccupare se veramente il glutammato faccia male o no alla salute. Voglio comunque spezzare una lancia se non a favore ma almeno mettendo un punto interrogativo a proposito del glutammato: come scrive lo straordinario Bressanini qui facciamo attenzione perché troppo spesso le leggende metropolitane che infestano l’informazione condannano questo o quell’alimento senza una reale motivazione.

dado granulare vegetale e senza glutine

Dado vegetale granulare biologico
Avete mai acquistato del dado granulare bio al supermercato? Con questa ricetta non avrete più bisogno di comprarlo. Preparatelo, mettetelo in vasetti ed avrete la scorta per tutto l'anno. Scegliete le verdure che preferite, bio e di stagione, le erbe aromatiche più profumate ed avrete sempre a disposizione un insaporitore straordinario che vi permetterà di aggiungere quel pizzico di sapore in più alle vostre insalate, ai brodi, ai piatti di verdure.
Porzioni1 barattolo da 1/2 lt
Tempo di cottura5 ore
Istruzioni
  1. Lavate le verdure e tagliatele a pezzettoni (alle carote, se bio, lasciate pure la buccia) Lavate anche le erbe aromatiche.
  2. Mettete le verdure, le erbe aromatiche ed i funghi secchi in un mixer.
  3. Tritate il tutto finemente.
  4. Trasferite in un tegame dal fondo spesso ed unite il sale marino integrale grosso.
  5. Cuocete a fuoco medio girando spesso fino a che le verdure non avranno perso tutta l'acqua grazie all'azione del sale e si saranno trasformate in una specie di crema. Stendete su di un vassoio coperto da carta forno cercando di non creare troppo spessore.
  6. A questo punto armatevi di pazienza perché le verdure dovranno asciugarsi in forno fino a diventare secche. Ci vorranno un pò di ore, 3 come minimo, a 100°. Io ho usato la bassa temperatura dell'abbattitore Fresco e precisamente i 75° e il dado è stato pronto in 5 ore e poco più.
  7. Vi accorgerete che il dado sarà pronto quando assumerà l'aspetto dei famosi cereali agglomerati. Fate riposare fino al giorno dopo o almeno finché non saranno freddi.
  8. Siamo alla fine. Frullate con un mixer fino ad ottenere la consistenza desiderata, che siano fiocchi oppure polvere. Io ho frullato fino a ridurre gli agglomerati in polvere. Il vostro dado vegetale si conserverà per circa 6 mesi all'interno di un barattolo di vetro.

dado vegetale granulare biologico e senza glutine

dado vegetale granulare biologico e senza glutine

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Pane nero piemontese con noci e fichi secchi

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pane nero piemontese con noci e fichi secchi

Quando questo mese per il consueto scambio ricette tra Bloggalline si è trattato di scegliere una tra le ricette del blog di Elena, Con un poco di zucchero, mi sono resa conto che non sarebbe stato un compito semplice; Elena infatti ha aperto il suo blog nel lontano 2008 e quindi le ricette sono tantissime. Mi sono sentita piccina piccina con le mie 150 ricette e spiccioli e poi le sue ricette mi piacevano tutte e non riuscivo a scegliere. Alla fine la sorte ha scelto per me perché dovendo partecipare ad un corso fotografico, questo, volevo portare dei panini da fotografare e la ricetta del pane nero piemontese con noci e fichi secchi mi è sembrata perfetta per l’occasione. Questo pane nero così diverso da quello della mia tradizione che è il tipico pane toscano, quello sciocco, per intendersi, mi è piaciuto da morire ed ha scalato la classifica personale dell’adolescente sorpassando i panini alla zucca che detenevano il primo posto da anni. La ricetta del pane nero piemontese con noci e fichi secchi non è difficile ma è piuttosto lunga e con l’utilizzo di lievito madre; come spiega Elena infatti, questa è una ricetta tradizionale della Valle Vigezzo e si sa che quando si usavano i forni in comune di pane se ne preparava in grandi quantità e di conseguenza c’era la necessità di farlo durare più a lungo possibile a lungo. Il lievito naturale garantiva al pane una conservabilità di settimane ma non tutti gli appassionati di panificazione lo usano a causa dei tempi di attesa piuttosto lunghi, quindi metto anche il link della versione con il lievito di birra per chi non disponesse di tempo ma volesse comunque godere di questo pane davvero ottimo. Nonostante l’evidente superiorità del pane a lievitazione naturale, preferisco comunque un pane preparato in casa con una buona farina, poco lievito di birra e magari una maturazione in frigo, alla maggior parte del pane che trovo al supermercato. Grazie ancora ad Elena per la ricetta e a Jessica e Valeria che hanno ideato lo scambio ricette.

Pane nero piemontese con noci e fichi secchi
Porzioni20 panini
Tempo di cottura20 minuti
Ingredienti
Istruzioni
Per la pasta vecchia:
  1. Preparate la pasta vecchia almeno 10 ore prima impastando 100 gr di farina forte, 100 gr di farina debole, 100 ml di acqua tiepida e 4 gr di lievito di birra.
Per il trattamento della farina:
  1. 10-12 ore prima dell’impasto finale impastate le due farine integrali con l’acqua (a circa 50°) , in cui avrete sciolto il sale e lo zucchero e poi lasciate riposare coperto a temperatura ambiente.
Per la pasta madre:
  1. Ho rinfrescato la pasta madre per 3 volte facendo l'ultimo circa 10 ore prima di mettere mano all'impasto finale utilizzando metà farina forte e metà farina di segale integrale.
Impasto:
  1. Prima di procedere all'impasto tagliate noci e fichi secchi a pezzettini e fateli saltare brevemente in una padella insieme alla noce di burro.
  2. Lavorate la pasta madre, la pasta vecchia, le farine integrali, le noci e i fichi per circa 10 minuti nell'impastatrice. Fate riposare l'impasto per circa 1 ora coperto (io nell'abbattitore Fresco con funzione camera di lievitazione a 26°) quindi formate i panini, copriteli con pellicola trasparente non a contatto e fateli lievitare per circa 2 ore e 30 (io nel Fresco a 26° per 1 ora e 30 circa).
  3. Una mezz'ora prima della fine della lievitazione preriscaldate il forno a 200°.
  4. Quando la dimensione dei panini sarà raddoppiata, infornateli con vapore per 10 minuti e poi continuate la cottura senza vapore per altri 10 minuti.
Recipe Notes

Se al posto dei panini voleste fare una pagnotta, il tempo di cottura si aggirerebbe intorno ai 40 minuti circa.

pane nero piemontese con noci e fichi secchi

pane nero piemontese con noci e fichi secchi

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Mini donuts alle mandorle, pesche e mirtilli

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mini donuts alle mandorle, pesche e mirtilli

 

L’estate si avvicina con una velocità che a pensarci bene fa battere il cuore forte perché come ogni anno c’è chi si è lasciato cogliere impreparato, ingannato dalle condizioni atmosferiche che piuttosto che alla stagione calda facevano pensare all’inverno. E invece no, ecco che siamo di nuovo qua, a preoccuparci troppo tardi dei kg in più e a cercare invano nel guardaroba qualcosa che li nasconda. L’alimentazione della famiglia ne risente di conseguenza, l’adolescente abituato a ben altri piatti si vede portare in tavola solo pasta al pomodoro, bresaola, spinaci e insalate, il frigo è pieno di yogurt e poco altro. Addio ai cartocci di panna fresca, ai budini al cioccolato, ai formaggi francesi: l’estate sta arrivando e il panico dilaga. Nonostante questo triste appuntamento, rifletto un attimo e mi rendo conto che bisogna pur continuare a cibare chi, come l’adolescente, non ha alcun problema di maniglie dell’amore e nonostante il suo metro e 91 a oggi, resta pur sempre un individuo in crescita ma posso permettermi di preparare pasticceria francese, servirla e non assaggiarla? Come farei ad essere certa della ricetta, a pubblicarla convinta di aver presentato qualcosa che può dare soddisfazione anche allo stomaco oltre che all’occhio? Ecco quindi che mi sono messa alla ricerca di ricette che potessero soddisfare lo sweet tooth del ragazzo (ed anche il mio) senza mettere a rischio la mia già traballante impresa e tra le ricette che ho scovato, c’è questa, della bellissima (e magrissima mannaggia a lei) Lorraine Pascal. Questi mini donuts sono buoni buoni, golosi, irresistibili quanto gli altri ben più carichi di grassi e soddisfano il gusto senza farne notare troppo la quasi lighticità. Il problema è riuscire a contenersi, ecco quindi che ho scelto invece della porzione friand che consigliava lei, dei mini donuts che sono talmente minuscoli che per farsi davvero del male bisognerebbe mangiarne almeno 10. Mi sono presa anche altre libertà sulla ricetta come per esempio sostituire il profumo del cardamomo a quello della cannella che odio e la farina di farro alla semplice farina comunque grazie a Lorraine perché questi mini donuts alle mandorle, pesche e mirtilli sono davvero ottimi. Da provare 😉

 

mini donuts alle mandorle, pesche e mirtilli

 

Mini donuts alle mandorle, pesche e mirtilli
Con questi mini donuts profumatissimi e pieni di frutta che si preparano davvero in un attimo e che potete personalizzare con la vostra scelta di frutta, riuscirete a soddisfare la voglia di dolce senza eccedere in calorie. Congelateli appena freddi ed avrete una scorta sempre pronta sia per la snack box dei vostri bambini che per chiudere in dolcezza il pasto insieme ad un caffè
Porzioni50 mini donuts
Tempo di preparazione15 minuti
Tempo di cottura15 minuti
Ingredienti
Istruzioni
  1. Preriscaldate il forno a 180°.
  2. Imburrate leggermente gli stampini (se non aveste gli stampini per i mini donuts potete usare quelli per i muffin aumentando di 5 minuti il tempo di cottura).
  3. In una ciotola capiente mettete lo zucchero a velo, la farina di mandorle, la farina di farro, il lievito, il cardamomo ed il sale.
  4. In una ciotola più piccola montate gli albumi insieme ai semi della vaniglia solo fino a che non assumeranno l'aspetto della schiuma nella vasca e non a neve come per le meringhe.
  5. Versateli al centro della ciotola con gli ingredienti secchi insieme al burro fuso e all'olio e mescolate brevemente.
  6. Aggiungete le mezze pesche ed i mirtilli incorporandoli con delicatezza nell'impasto e riempite gli stampini per 2 terzi.
  7. Cuocete per 13-15 minuti o comunque finché non assumeranno un bel colore dorato.
  8. Nel frattempo sciogliete il miele in due cucchiai di acqua bollente e appena i mini donuts saranno cotti usatelo per spennellarli sul lato bucato.
Recipe Notes

In caso voleste congelarli, aspettate che siano completamente freddi quindi metteteli su di una teglia protetta da carta forno e mettete la teglia nel congelatore (io nel Fresco funzione surgelazione delicata). Dopo un paio d'ore, quando non rischierete più che si appiccichino gli uni agli altri, trasferiteli in un sacchetto e finite di congelare.

English version

Ingredients:

100 g icing sugar, sifted

75 g ground almonds

125 spelt flour

3 tsp baking powder

1/3 tsp cardamom powder

Pinch of salt

6 eggs whites

Seeds of 1 vanilla pod

50 g unsalted butter, melted plus some to grease the tin

25 g vegetable oil

3 tinned peach halves (chopped into small cubes)

Blackberries

3 tbsp honey

How to:

Preheat the oven to 180°C, (Fan 160°C), 350°F, Gas Mark 4.

Spray a mini donuts tin with butter (or a muffin tin).
Toss the icing sugar, ground almonds, flour, baking powder, cardamom powder and salt in a large bowl.

In another bowl, whisk up the egg whites and vanilla seeds until they just start to become frothy (not like meringue, but just like bubble bath)

Pour this into the centre of the dry ingredients along with the butter and oil and mix everything together using as few stirs as possible.

Gently fold the peach pieces and blueberry through and divide the mixture among the mini donuts tin holes.

Pop the cakes into the oven to bake for 15 minutes (20 if you are using a muffin tin) until golden on top.

Credits to: Lorraine Pascale. “A Lighter Way to Bake”

 

mini donuts alle mandorle, pesche e mirtilli

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Il Pain rustique di Jeffrey Hamelman

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Il pain rustique di Jeffrey Hamelman

È da molto tempo ormai che non compro più libri. Mi correggo subito: è da molto tempo che non compro più libri cartacei. Esattamente da quando ho comprato l’iPad o meglio, da quando pian piano si sono incominciate a trovare in vendita anche le versioni digitali della gran parte dei libri. So già cosa mi risponderanno i puristi: i libri digitali non hanno il profumo della carta stampata, il gesto dello sfogliare le pagine non è paragonabile al movimento che devi fare per passare di pagina in pagina su un dispositivo elettronico, il fascino della carta stampata è tutta un’altra cosa. Premetto che da quando ho imparato a leggere non ho più smesso, che da piccola l’unico modo per convincermi a fare una vaccinazione era promettere di comprarmi un libro, che leggevo all’adolescente quando ancora era in pancia, che ho fatto volontariato in biblioteca tanti tanti anni, che il mio sogno segreto è di farmi rinchiudere per un weekend nella Bodleian Library di Oxford con i suoi 39 km di scaffali di libri rari e che la mia idea di Paradiso in terra è una biblioteca, un libro in mano,  magari mentre fuori piove forte. Al di là del fatto che credo fermamente che la cosa importante sia comunque leggere, indipendentemente da come lo si fa, sarei quasi tentata di essere d’accordo su quasi tutte le obiezioni che mi vengono sollevate se non fosse per alcune considerazioni. La prima è di ordine ecologico e vi basti vedere la campagna sul sito di Greenpeace. C’è poi la considerazione pratica: mettete due persone su tre in famiglia che leggono una media per difetto di 4 libri al mese a testa (che diventano almeno una ventina a testa nei mesi estivi)  e capirete bene che a meno di non abitare in una casa con i libri al posto dei mattoni il problema è di quelli seri. Mettete poi la considerazione economica: in Italia i libri costano tanto e nonostante i digitali abbiano comunque un prezzo eccessivo rispetto ad altre nazioni europee (in Italia purtroppo la cultura non è per tutti), costano sempre meno rispetto ai cartacei. Lo so, mi direte, ci sono le biblioteche, ne parlavo appunto prima. Vero, non fosse che nel mio paese c’è una biblioteca così piccola che a 10 anni avevo già esaurito i libri da leggere e poi di libri in biblioteca te ne danno pochi per volta e dovrei andare come minimo una volta alla settimana a cambiarli. E poi volete mettere quando viaggiate? Quando partite leggeri e non potete portare con voi altro che un libro a causa dello spauracchio dell’eccedenza del peso della valigia? Se al posto di quell’unico libro mettete un lettore, di qualunque genere, la vacanza è assicurata. Io nel mio iPad ho 1.600 libri e li porto sempre con me. Leggo in coda, mentre aspetto l’adolescente fuori da scuola, dal parrucchiere e trovo che questa libertà sia meravigliosa. Tra l’altro, avete presente quando ci capita uno di quei libri con un numero di protagonisti tipo i protagonisti del Trono di spade? Quei libri nei quali ti devi disegnare l’albero genealogico per riuscire a ricordarli tutti? Con la funzione ricerca testo è un attimo risalire a dove si è già letto quel nome e lo stesso si può fare con qualunque parola vogliamo ricercare. E cosa c’entra questo con il Pain rustique di Jeffrey Hamelman? C’entra perché tutto quello che ho scritto sopra non vale per i libri di cucina. Per me i  libri di cucina vanno toccati, sfogliati, ci si fanno annotazioni, ci si mettono bigliettini per ricordarsi le modifiche, devono insomma avere quell’imprescindibile aria di libro “vissuto” che ne testimonia il valore sul campo. Ed infatti i libri di cucina continuo a comprarli e questo, Bread di Jeffrey Hamelman è uno dei libri che mi hanno dato più soddisfazioni. Hamelman ha 30 anni di esperienza nel campo della panificazione ed oltre ad essere il Bakery Director della King Arthur flour, ha insegnato per molti anni alla famosissima French Pastry School, insieme ad un mio altro guru, Jacquy Pfeiffer (queste brioche e questa torta sono sue). La tecnica di Hamelman nel Pain rustique è di usare il poolish, un pre-impasto che serve a facilitare la lievitazione, rende il pane molto profumato e digeribile e consente di limitare l’uso del lievito. La ricetta non presenta molte difficoltà e necessita di poca lavorazione proprio grazie al poolish. Nei tempi di lievitazione il Fresco, l’abbattitore della Irinox, mi ha aiutata alla grande anche perché Hamelman è molto preciso sulle temperature e col Fresco, grazie alla funzione Lievitazione, ho potuto impostarle esattamente come da sue istruzioni. Una volta sfornate le due pagnotte le ho immediatamente freddate con la funzione Raffreddamento rapido per un quarto d’ora e poi una l’ho surgelata con la funzione Surgelazione delicata che è specifica proprio per alimenti quali pani e dolci; la pagnotta rimasta l’ho affettata e ce ne siamo mangiate subito due fette con la crema al cioccolato. Si sa, al pane fatto in casa non si resiste..

Il pain rustique di Jeffrey Hamelman

 

Il Pain Rustique di Jeffrey Hamelman
Porzioni2 pagnotte
Tempo di preparazione15 ore
Tempo di cottura35 minuti
Tempo Passivo14 ore
Ingredienti
Ingredienti Poolish:
Ingredienti impasto finale:
Istruzioni
Poolish:
  1. In una ciotola media mettete l'acqua e scioglietevi lievito aiutandovi con una frusta. Unite la farina e mescolate finché non otterrete una pastella fluida e liscia.
  2. Coprite la ciotola con pellicola trasparente e fate riposare dalle 12 alle 16 ore. Il poolish dovrebbe maturare ad una temperatura stabile di 20° circa. Io ho messo la ciotola nell'abbattitore e dopo 10 ore era pronto.
Impasto finale:
  1. Il procedimento a questo punto prevede l'autolisi (vedi nota sotto). Mettete nella vasca dell'impastatrice i secondi 500 g della farina, l'acqua e tutto il poolish senza aggiungere per il momento né sale né lievito.
  2. Usando la velocità minima mescolate grossolanamente l'impasto, coprite con la pellicola trasparente e fate riposare dai 20 ai 30 minuti.
  3. Alla fine di questo periodo di riposo cospargetelo con il sale ed il lievito e lavorate qualche minuto a velocità media (il tempo di lavorazione dell'impasto dipende dal tipo di impastatrice che usate). L'impasto dovrebbe risultare elastico ma abbastanza morbido. La temperatura finale dovrebbe essere di circa 24°.
  4. Coprite di nuovo e fate lievitare per 70 minuti. Ogni 15 minuti circa ho fatto una serie di pieghe come potete vedere nel video che ho messo nelle note a margine. Le pieghe vi permetteranno di dare struttura ad un impasto abbastanza idratato che altrimenti, una volta messo in forno, rischierebbe di collassare appiattendosi.
  5. Spolverizzate di farina la spianatoia, rovesciatevi l'impasto con delicatezza e dividetelo in due mantenendo la forma data dal taglio.
  6. Capovolgete le due pagnottelle su di un telo da lievitazione spolverato di farina, infarinate leggermente e coprite con pellicola trasparente.
  7. Ora l'impasto avrà solo bisogno di una ventina di minuti finali di lievitazione a 24°. Io ho messo di nuovo nell'abbattitore Fresco.
  8. Nel frattempo preriscaldate il forno a 230° circa e se possedete una pietra refrattaria inseritela.
  9. Capovolgete le pagnotte sulla pala infarinata oppure su di una teglia, praticatevi un taglio o due, spruzzate il forno con acqua per produrre vapore ed infornate.
  10. Spruzzate di nuovo quindi cuocete per circa 30-35 minuti, la prima metà con modalità statica e la seconda metà del tempo in modalità ventilata.
  11. Aspettate religiosamente che il pane si sia freddato completamente prima di assaggiarlo 😊
Recipe Notes

Per calcolare la corretta temperatura dell'acqua leggete qua sostituendo ovviamente l'acqua al latte.

Se volete saperne di più sull'autolisi potete leggere questo articolo di Giorilli

Qui invece il link per vedere come fa le pieghe (holding) Hamelman

Questo tipo di impasto è molto semplice da gestire ma grazie al poolish dà grandi soddisfazioni. La mollica è profumata e cremosa, la crosta sottile ma croccante. Noi, a parte i tradizionali affettati, ci abbiamo fatto dei toast con cipolle caramellate e taleggio e non abbiamo rimpianto alimenti ben più aristocratici..

Il Pain rustique di Jeffrey Hamelman

 

Porto questo mio pane alla mia Sandrina, per la raccolta Le ricette itineranti, subentrata a Panissimo purtroppo andato in pensione 🙁

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Cupcakes al profumo di ananas e mojito

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Cupcakes al profumo di ananas e mojito

Dunque, questa volta parliamo di Cupcakes al profumo di ananas e mojito e anche questa volta arrivo a pubblicare il post per il Re-cake proprio all’ultimo ma ne è valsa la pena perché questi cupcakes sono davvero straordinari. A dirla tutta mi ero posta la domanda se una glassa di questa portata fosse un’idea saggia a 20 giorni dalla prova costume ma poi ho deciso che avrei ovviato al problema glassando solo alcuni dei cupcakes (quelli per le foto) e che avrei lasciato gli altri nature. Ho quindi diviso per 10 il peso degli ingredienti del frosting (salvo poi ripensarci e ri-moltiplicare per 2) e dopo aver sfornato e freddato i cupcakes, ne ho decorati 6 solamente. Ovviamente, per dovere di cronaca ne ho dovuti assaggiare subito due, con frosting e senza frosting e queste sono le mie personalissime conclusioni: 1) I cupcakes sono magnifici anche senza glassa (badate che non esagero) 2) Ovviamente con la glassa diventano paradisiaci 3) La prova costume si avvicina troppo velocemente!  Come risolvere? Ho trovato, credo, la soluzione ideale: si prepara 1/5 di glassa solamente e invece di gravare i cupcakes di quella magnificenza di ricciolo tutto ciccia e brufoli, se ne spalma solo un pochino su ognuno, una specie di calottina non troppo spessa che non sarà altrettanto bella visivamente ma che di certo rappresenta un ottimo compromesso. Con lo spirito e i sensi di colpa così placati ci siamo quindi potuti quindi godere questi tesorini senza troppe remore; i cupcakes profumano intensamente di ananas e sono moderatamente dolci quindi il frosting non li rende affatto stucchevoli e comunque la presenza del succo di lime e la menta sgrassano la copertura rendendola fresca e gradevole al palato. Davvero ottimi! Provateli e preparatene il doppio della dose quindi congelateli (con e senza glassa) e li avrete pronti in un attimo, sia da mettere nella snack box che in tavola quando vi verrà voglia di uno sfizietto. Mi raccomando, fatemi sapere se vi sono piaciuti. 😘

Cupcakes al profumo di ananas e mojito

Cupcakes al profumo di ananas e mojito
Porzioni15 Cupcakes
Tempo di preparazione15 minuti
Tempo di cottura15 minuti
Ingredienti
Impasto cupcakes:
Frosting al mojito:
Istruzioni
Impasto cupcakes:
  1. In una ciotola piccolina mescolate la farina, il lievito ed il sale.
  2. In un'altra simile mettete invece lo yogurt, il succo di ananas (che io ho ottenuto con l'estrattore) e il rum.
  3. Nella vasca dell'impastatrice invece montate il burro con lo zucchero finché non otterrete un composto gonfio e spumoso.
  4. Aggiungete l'estratto di vaniglia e la scorza di lime
  5. Unite le uova una per volta e solo dopo che ognuna è ben amalgamata al composto.
  6. Aggiungete la miscela di yogurt e mescolate a bassa velocità.
  7. Unite la farina in due volte continuando a mescolare finché non otterrete un composto liscio.
  8. Riempite con il composto gli stampini da cupcakes accuratamente imburrati.
  9. Cuocete in forno preriscaldato a 180° per 15/18 minuti.
  10. Sfornate e fate raffreddare (a me sono bastati 10 minuti nel Fresco)
Frosting al mojito:
  1. Mettete il burro nella vasca dell'impastatrice e lavoratelo a media velocità per 2 minuti.
  2. Unitevi lo zucchero a velo e continuate a lavorare.
  3. Aggiungete il succo di lime, il rum se lo usate e le foglie di menta tritate finemente.
  4. Decorate i cupcakes ben freddi con il frosting e decorate con qualche fogliolina di menta.
  5. Conservateli in frigo.
Recipe Notes

Io li ho messi nell'abbattitore e li ho surgelati con la surgelazione delicata ma si congelano comunque bene e quando ci prende la voglia, basta una mezz'ora a temperatura ambiente perché siano pronti.

Cupcakes al profumo di ananas e mojito

Cupcakes al profumo di ananas e mojito

 Cupcakes al profumo di ananas e mojito

Con questa ricetta partecipo al Re-cake #23. Questa la pagina Facebook

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Bocconcini fritti di riso Basmati e gamberi

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Bocconcini fritti di riso basmati e gamberi

Tanto tanto tempo fa, o almeno in quello che il mio cervello registra come tanto tempo fa anche se in realtà sono passati nemmeno 3 anni, il progetto iFood stava incominciando a diventare una realtà e in contemporanea le Bloggalline, il gruppo al quale mi aveva presentato la Sandrina e del quale ero entrata orgogliosamente a far parte, partoriva l’idea che ci ha portate in seguito a questo.  Per chi non avesse voglia di cliccare sul link, l’idea era di contribuire nel nostro piccolo con un progetto di solidarietà che è partito come calendario e che si è poi trasformato in libro. Lavorare a questo progetto è stato bellissimo e ricordo il periodo con immenso piacere nonostante la mia naturale ansia da prestazione perché sia le ricette che le foto dovevano passare il test di qualità per poter essere inserite. Quando il nostro libro, Il gusto della terra è uscito, la soddisfazione è stata immensa. C’è stata la presentazione al Salone del libro di Torino dove ci siamo ritrovate tutte per festeggiare e poi un evento notturno molto glamour ai Docks Dora; una pubblicazione curata davvero con tutti i crismi, anche a livello editoriale, con una prefazione di Luca Montersino da lacrimoni e un’impaginazione delle ricette assolutamente stupenda con richiami cromatici per suddividerne  i vari gruppi. Le ricette sono state volutamente studiate utilizzando ingredienti economici e di largo consumo, in gran parte provenienti da coltivazioni di paesi in via di sviluppo ma nonostante questo i piatti proposti non risultano mai banali e poi sono di facile realizzazione anche se dall’aspetto del piatto finito non si direbbe. Per tutta la durata del progetto avevamo l’ordine assoluto, ovviamente, di non far trapelare sul blog quella che sarebbe stata la ricetta di ognuna di noi. Una volta uscito il libro però avremmo potuto pubblicarla ma io ho rimandato e rimandato e rimandato; il motivo era che, come molte altre di noi, ho dovuto fare e rifare più volte i Bocconcini fritti di riso Basmati e gamberi per esigenze di foto e non ne potevo davvero più.  La scorsa settimana però mi è tornato in mente questo erano buoni ed anche il fatto che alla fine non ne avevo mai pubblicato la ricetta quindi eccola qua, liberamente ispirata alle frittelline del Ristorante Da Lorenzo di Forte dei Marmi. Spero vi piacciano almeno quanto sono piaciute a noi 😊

Bocconcini fritti di riso basmati e gamberi

Bocconcini fritti di riso Basmati e gamberi
Porzioni15 bocconcini
Ingredienti
Per la besciamella:
Per la panatura:
Istruzioni
  1. Fate bollire 130 grammi di acqua con poco sale.
  2. Una volta raggiunto il bollore unite all'acqua la nocetta di burro ed il riso Basmati, mescolate brevemente e coprite avendo cura di abbassare la fiamma al minimo.
  3. Cuocete per 10 minuti circa senza mai scoperchiare fino a fine cottura. Il riso cuocerà per assorbimento.
  4. Nel frattempo incominciate a pulire i gamberi eliminando il filo intestinale e risciacquandoli bene.
  5. Tritateli abbastanza finemente al coltello.
  6. In una padellino scaldate l'olio ed insaporitevi lo scalogno tritato finemente.
  7. Aggiungetevi i gamberi tritati, salate e pepate e cuocete molto brevemente.
Per la besciamella soda:
  1. In un pentolino fondete il burro a fuoco basso, unite la farina tutta in una volta stemperando velocemente con un mestolo di legno e quindi aggiungete poco per volta il latte bollente mescolando con una frusta. La besciamella si addenserà molto velocemente ma sempre a fuoco molto basso continuate a cuocere qualche minuto salandola e pepandola.
  2. Una volta pronta fate riposare almeno una mezz'ora protetta da pellicola trasparente per farla addensare ulteriormente. Io l'ho messa nel Fresco funzione Raffreddamento rapido ed in 10 minuti esatti era fredda.
  3. Trasferite il riso Basmati ormai cotto in una ciotola grande e aspettate che freddi. Io ho messo il Basmati a fare compagnia alla besciamella nel Fresco. Stesso tempo necessario per freddare.
  4. Una volta trascorso il periodo di raffreddamento unite al Basmati i gamberi tritati e la besciamella e mescolate usando le mani perché la besciamella a questa punto sarà molto soda.
  5. Tritate finemente il prezzemolo oppure se preferite, una parte di prezzemolo, una di salvia e poco rosmarino ed unite le erbe alla farina di semola.
  6. Preparate poi 3 piccole ciotole. In due di queste metterete la farina di semola con le erbe aromatiche e nell'altra delle uova sbattute; calcolatene circa 2. Salate leggermente sia la farina di semola che le uova.
  7. Con le mani bagnate formate delle piccole palline che poi passerete prima nella farina di semola, poi nell'uovo e come ultimo passaggio, nella seconda ciotola con la farina di semola in modo da fissare bene l'uovo.
  8. Friggete in abbondante olio bollente, d'oliva oppure di arachidi, asciugate i bocconcini su carta da fritto e servite immediatamente.
  9. Io ho cotto solo la metà dei bocconcini. L'altra metà li ho surgelati nel Fresco già impanati. Una volta surgelati li ho messi all'interno di un sacchetto e poi nel congelatore. Quando avrò nuovamente voglia di mangiarli mi basterà tirarli fuori e buttarli direttamente nell'olio bollente senza ulteriori passaggi. Questo è possibile con qualunque tipo di frittura e mi permette di preparare in grandi quantità, sporcare una volta sola ed avere una bella scorta senza ulteriori preparazioni se non scaldare l'olio. Una bella comodità, non vi sembra?
Recipe Notes

Un'ottima variante di questi bocconcini è rappresentata dalla versione senza Basmati. Aumentate semplicemente da 80 a 130 grammi il peso dei gamberi e una volta saltati con lo scalogno mescolateli con la sola besciamella. Il risultato saranno dei bocconcini molto più cremosi e assolutamente deliziosi.

bocconcini fritti di riso basmati e gamberi

 

 

bocconcini fritti di riso basmati e gamberi
bocconcini fritti di riso basmati e gamberi

In collaborazione con Fresco Irinox

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Aloo palak tikki

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Aloo palak tikki

Pensavate che avessi già chiuso le serrande per l’estate? In realtà in vacanza ci sono già e da quasi un mese ma proprio questo è stato il problema perché nonostante abbia comprato una scheda per la connessione appena arrivata al mare, la suddetta non ne ha mai voluto sapere di funzionare e non so neppure se ce la farò a completare questo, di post. La tecnologia, questa sconosciuta, delizia per la maggior parte del tempo e nemica in sporadiche occasioni ma guarda caso quelle occasioni capitano sempre quando non puoi ovviare in altro modo e così è stato perché qua non ho modo di usare alcun wifi. Comunque, in questa strana estate di incendi, postare non posterò ma certo continuo imperterrita a cucinare e la ricetta che spero pubblicherò oggi è una delle preferite mie e dell’adolescente, le aloo palak tikki: polpettine di patate e spinaci generosamente speziate, una delle tante straordinarie ricette vegetariane e vegan (se si omette il burro) della cucina indiana. Ho proposto spesso ricette indiane, di pani: roti e khara buns, formaggi: paneer makhani , la Tikka paste e ne avrei proposte molte di più se non fosse stato per il fatto che magari non tutti hanno voglia di comprarsi tutte le spezie che sono indispensabili per la riuscita di questa meravigliosa cucina. Nel corso degli anni ho acquistato numerosi libri, l’ultimo dei quali, India in cucina, è una vera e propria bibbia della quale non sono riuscita ancora a provare neppure un decimo delle ricette, ma le Aloo palak tikki restano comunque una delle ricette che preferisco. Questa volta ho voluto provare a prepararne di più e ad abbatterne col Fresco una metà già impanate e devo dire che non avrei mai creduto possibile tirare fuori dal congelatore delle polpette, tuffarti direttamente nell’olio bollente e trovarle ancora più buone di quelle fritte subito. Provare per credere… Infarinatele bene, mettetele su di una teglia coperta di carta forno e posizionatele nel congelatore fino a che non saranno dure e a quel punto le trasferirete in un sacchetto e le avrete sempre pronte, per quando vi prende la voglia. E se questo, nonostante tutto il mio impegno dovesse essere il mio ultimo post, anche se spero di salutarvi con il Re-cake, buona estate a tutti ❤️

Aloo palak tikki

Aloo palak tikki
Porzioni15 tikki
Tempo di preparazione20 minuti
Tempo di cottura15 minuti
Ingredienti
Istruzioni
  1. Per prima cosa lessate le patate con la buccia in acqua bollente. Mentre cuociono sciacquate bene gli spinaci e sbollentateli per 5 minuti in acqua bollente dopo di che scolateli ed immergeteli immediatamente in una ciotola contenente acqua ghiacciata. Scolateli, strizzateli bene, tagliateli abbastanza finemente al coltello e metteteli in una ciotola media. Una volta cotte, mettete le patate nello schiacciapatate con la buccia e tutto e passatele direttamente nella ciotola dove sono contenuti gli spinaci, aggiungendo una noce di burro. A questo punto proseguite solo se siete pronti per friggere perché una volta aggiunto il sale agli spinaci, gli spinaci, nel tempo, rilasceranno acqua e questo ovviamente sarebbe un problema. Appena prima di friggere salate, aggiungete la polvere di cumino, di coriandolo e 80 gr. circa di farina di ceci e mescolate velocemente. Aggiungete i restanti 20 gr solo se vi rendete conto che avete difficoltà nel formare le polpettine. Vi aiuterà bagnarvi leggermente le mani. Le tikki devono risultare compatte ma comunque abbastanza morbide. Passatele nella farina di ceci senza esagerare e poi poggiatele su di una teglia coperta di carta forno esercitandovi una leggera pressione per appiattirle un poco. Friggete in olio di semi di arachide a 180° lasciando abbastanza spazio tra una e l'altra. Basteranno circa 2,3 minuti per lato. Asciugate con carta assorbente e servite bollenti anche se vi posso assicurare che tiepide sono buonissime lo stesso e anzi, si apprezzano al meglio le spezie.


Aloo palak tikki

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Un nuovo inizio

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In questa lunga estate ho approfittato dei problemi di connessione per riflettere su una cosa che già da un pò mi assillava. Quando una persona entra su un blog, a meno che non sia diversamente specificato, si aspetta di trovare ricette di tutti i tipi. Se quella stessa persona viene su Burro e Malla e si mette a cercare con il tag “Carne”, troverà 2, dico 2 ricette di numero e non è che sotto il tag “Del mare” le cose vadano molto meglio perché lì i post sono solo 6, il che porterà inevitabilmente il visitatore a chiedersi che diavolo l’ha aperto a fare un blog così questa e si guarderà bene dal tornare. Cosa voglio dire con tutto questo discorso? Semplicemente che che non ha alcun senso continuare a portare avanti il blog pretendendo che sia un blog onnivoro; da qui la necessità e l’esigenza di fare chiarezza con me stessa per prima e di ammettere che questo blog è ed è sempre stato un blog vegetariano. E allora perché non è nato direttamente come blog vegetariano dato che sono vegetariana da quarant’anni? Semplicemente perché l’idea iniziale era di raccogliere le ricette di famiglia da tramandare a mio figlio che vegetariano non è e che anzi, la carne la mangia e anche volentieri, ma non mangiandola io, la voglia di pubblicare post sulla carne non mi è mai venuta. So bene che negli ultimi anni “vegetariano è figo” e che c’è un sacco di gente che per principi assolutamente leciti prova a resistere alla tentazione di mangiare carne, ma in realtà io non la mangio da 40 anni semplicemente perché odio il suo sapore. So anche mi attirerebbe molte più simpatie affermare che da piccola, riflettendo sul significato della vita, ero arrivata alla conclusione di non voler sopraffare gli altri esseri che come me popolano questa nostra terra, ma non sarebbe la verità. Certo, crescendo sono arrivata a considerarla una scelta giusta e questo anche per motivi salutistici, ma i ricordi più lontani che ho del cibo sono purtroppo l’odore della svizzerina e del fegato che mia mamma mi costringeva a mangiare, la consistenza sotto i denti, la nausea che mi provocava. C’è poi un motivo che mi spinge ad un’ulteriore svolta e che riguarda la mia salute. Problemi alle ginocchia mi hanno costretto ad interrompere l’unica sana abitudine che avevo e cioè il camminare un’ora al giorno e questo mi ha alzato i valori di colesterolo e pressione. Se devo essere onesta però, anche il blog ha di sicuro influito molto perché di solito chi ha un blog di cibo, quello che posta mangia e non lo regala ai vicini come alcune food blogger si ostinano a ripetere. Da qui la decisione che dal momento che io sono quello che mangio e che quello che mangio è bene o male quello che pubblico, devo necessariamente dare la priorità a ricette sane; con questo non voglio certo che il mio blog si trasformi in una pagina noiosa dopo uno trova solamente ricette di pinzimoni ed insalate, ma cucinando vegetariano da sempre so bene quanto verdure, legumi e cereali possano produrre piatti gustosi, golosi e nutrizionalmente equilibrati. Ci sono infinite combinazioni, cucine etniche vegetariane eccezionali e in ogni caso non interromperò del tutto la pubblicazione di ricette “ad alto tasso colesterolico” come quelle della mia adorata pasticceria francese; cercherò però di dare più risalto alle ricette sane pubblicando solo occasionalmente cose che mi potrebbero portare a varcare troppo velocemente la soglia dell’altro mondo. Questo mio percorso mi ha portato come naturale conseguenza a privilegiare gli acquisti a Km 0 e sono anche fortunatamente vicina ad eccezionali aziende Bío: Floriddia, un’eccellenza toscana che nasce da un cuore tutto siciliano che produce farine di grani antichi, Bio Colombini per frutta e verdura, il caseificio Casanova, con la sua adorabile proprietaria, un’anziana signora ex insegnante del Liceo Classico con la quale parlare è sempre un piacere. In questo (e in poco altro purtroppo) sono molto ben organizzata: ogni settimana faccio il menù e poi compro da Colombini le verdure che mi servono e al supermercato solo ciò che non trovo bio. Da Casanova invece vado una volta al mese e da Floriddia ogni 2 o 3, per le scorte di farine, legumi secchi, orzo e farro. Nell’ultimo periodo poi organizzarmi è diventato ancora più semplice grazie all’acquisto dell’abbattitore e, appena un mese fa del cassetto sottovuoto, che mi permettono di surgelare le scorte e conservarle opportunamente porzionate, in modo da non cedere mai alla tentazione di aprire il frigo e mettersi sotto i denti la prima cosa che si trova perché non c’è tempo di cucinare. Mi scuso infine per la lunghezza di questo post ma del resto questo è un cambiamento sostanziale nella vita di Burro e Malla.  Come ho già detto, ogni tanto qualche golosità  ce la infilerò ma come premio dopo un mese passato a mangiare cose un pochino più sane. Certo è che se ai prossimi controlli il colesterolo resta alto, mando tutti questi bei piani a farsi benedire e mi metto a mangiare pasticceria francese pranzo e cena  😊

 

La strada che devo percorrere per andare da Floriddia

 

 

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Wild mushroom and chestnut soup e la rivoluzione delle zuppe in casa mia

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Wild mushroom and chestnut soup

 

Durante la mia settimana in Scozia mi è tornata alla mente una cosa che avevo dimenticato del periodo in cui abitavo a Londra e cioè la straordinaria diffusione delle zuppe. Anche noi in Toscana le usiamo molto ma il nostro uso è diverso da quello anglosassone, infatti le serviamo prevalentemente a cena e vi sfido a trovarmi un qualsiasi posto veloce dove pranzare nel cui menù siano contemplate le zuppe. Nel Regno Unito invece, ovunque tu vada, dal fast-food, al pub, nei ristoranti, trovi questi neri ed enormi calderoni di zuppa e la gente se le beve anche a metà  mattino, direttamente nei bicchieri come quelli della Coca Cola e per questo motivo di solito sono zuppe passate al blender. Tutti i giorni ne fanno una diversa e non è mai qualcosa di estremamente sofisticato: più semplicemente rappresenta qualcosa di caldo, che si consuma velocemente, anche take-away come dicevo, il perfetto antidoto ai cambi di stagione, quando l’umidità  sembra penetrarti nelle ossa e se alzi gli occhi, il cielo è sempre grigio di pioggia. Durante la mia vacanza la zuppa l’ho presa sia a pranzo che a cena e solo una volta ho avuto la sfortuna di beccarne una con la carne. Del resto anche in Scozia ora c’è una grande attenzione all’alimentazione vegetariana infatti dovunque sono stata, anche nei paesini più minuscoli, ho sempre trovato possibilità  di mangiare e tra l’altro anche molto molto bene. Riproporrò quindi regolarmente zuppe perchè trovo che sia un ottimo inizio pasto, un modo veloce per mangiare le verdure quando si ha poco tempo, una coccola per lo stomaco e un trucchetto niente male per ingannare lo stomaco e mangiare meno, perchè è scientificamente provato che le zuppe mantengono sazi più a lungo rispetto al mangiare gli stessi ingredienti che le compongono mangiati separatamente; poi, voglio dire, se viene mangiata da 20.000 anni un motivo ci sarà .. Oltretutto le variazioni sono praticamente infinite, sono economiche (ho praticamente vissuto a zuppe per un anno intero, a Londra), si preparano in un attimo, sono estremamente versatili perchè a seconda degli ingredienti possono rappresentare una portata rustica ma anche un’entrée raffinata, permettono di smaltire gli avanzi di frigorifero, si possono congelare o abbattere e tirarle fuori quando non c’è tempo per cucinare le verdure e se abbinate a legumi e cereali diventano un ottimo piatto unico. Il primo giorno, appena arrivati a Glasgow, metà pomeriggio, di corsa ed anche leggermente affamati perchè avevamo saltato il pranzo, ci siamo infilati in una specie di cafè che serviva sandwiches e insalate, EAT. Mentre consorte e adolescente si buttavano su di una specie di taco pieno di grassi saturi, io mi sono presa la zuppa del giorno che era castagne e funghi. Dopo aver chiesto che non contenesse ingredienti nascosti tipo bacon o prosciutto (cosa che noi facciamo in Toscana), me ne sono fatta dare una bella tazza ed è stata una folgorazione. Evidentemente tutto questo si è letto chiaramente sul mio viso perchè a turno, consorte ed adolescente hanno appoggiato sul tavolo i rispettivi tacos ed hanno voluto assaggiare la mia straordinaria, profumata, deliziosa zuppa e alla fine dei loro assaggi non ne era rimasta molta. La soddisfazione più grande è stato sentir dire loro, che sono stati capaci di mangiare gli higgis a colazione, che la zuppa era meglio dei loro panini trasudanti grasso e questo a dimostrazione che i piatti vegetariani possono essere estremamente golosi e che non sempre è necessario qualche grasso di tipo animale per rendere buono un piatto. Per ora l’effetto Scozia prosegue e l’adolescente continua ad accettare zuppe a cena (il consorte no) ed io ringrazio finchè dura. Ho voluto però provare a replicare la famigerata zuppa di funghi e castagne assaggiata a Glasgow anche non disponendo della ricetta. Ho scoperto che anche in una certa parte di Toscana si usa cucinare una zuppa con gli stessi ingredienti ma nonostante gli ingredienti siano più o meno gli stessi, il risultato è completamente diverso, risultato che è stato all’altezza delle aspettative anche se il fascino del viaggio o piuttosto il suo ricordo, rende la mushroom and chestnut soup di Glasgow assolutamente inavvicinabile.

Wild mushroom and chestnut soup

 

Wild mushroom and chestnut soup
Porzioni4 porzioni
Tempo di preparazione20 minuti
Tempo di cottura40 minuti
Istruzioni
  1. Tagliate a fettine sottili la cipolla e a pezzettini il sedano. Mettete le verdure in una casseruola. Aggiungete il brodo vegetale e portate a bollore. Coprite e fate cuocere per 20 minuti. Nel frattempo pulite i funghi se possibile senza lavarli ma utilizzando uno spazzolino e scottex bagnato quindi tagliateli a fettine abbastanza sottili. in una padella media riscaldate l'olio e soffriggetevi i funghi a fuoco vivace. Tagliate a pezzetti non troppo piccoli le castagne. Appena i funghi incominceranno a scurirsi aggiungete le castagne e fate saltare qualche altro minuto, sfumate con lo sherry quindi mettetene 4 cucchiai da parte da utilizzare più tardi come guarnizione. Trasferite castagne e funghi nella casseruola contenente il brodo e le verdure e cuocete con coperchio per 15 minuti. Nel frattempo in una tazza preparate il mascarpone sbattuto con il miele e tritate grossolanamente qualche foglia di prezzemolo lavato ed asciugato bene. Frullate la crema di funghi con il minipimer e trasferitela in tazze da latte. Decorate con un cucchiaino di mascarpone al miele e un cucchiaio di funghi e castagne. Spolverizzare di prezzemolo e pepe bianco macinato sul momento. Servite bollente.

 

 

Wild mushroom and chestnut soup

 

Wild mushroom and chestnut soup

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Super nutty salad con quinoa e fagioli zolfini

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Super nutty salad con quinoa e fagioli zolfini

Liberamente ispirata ad una eccezionale insalata mangiata da Marks and Spencer, piena zeppa di ingredienti sani ma golosa come poche, questa Super nutty salad con quinoa e fagioli zolfini è anche l’apoteosi del gusto (per un vegetariano ovviamente. Se cercate il gusto della porchetta siete nel blog sbagliato 😊). Quando abitavo a Londra non andavo quasi mai da Marks and Spencer perchè è uno store molto costoso ed anche il suo cibo lo è. Nelle occasioni speciali però qualcosa mi compravo sempre ed era un piacere passeggiare con calma nei suoi corridoi profumati di spezie per godersi fino in fondo la scelta, così come un bambino indugia a lungo davanti alle vetrine scintillanti della pasticceria prima di riuscire a scegliere quale dolciume comprare e riflettendoci, questa alla fine è la cosa più bella. Ricordo bene che dividevo equamente le mie scelte: una volta la corsia del cibo italiano e la volta dopo quella dell’indiano. La corsia italiana perché ai tempi certe cose erano difficili da replicare a casa a causa dell’irreperibilità degli ingredienti e l’indiana perché avevo scoperto da poco quella straordinaria cucina e come con il primo amore, non ne ero mai stanca. Dopo aver dovuto lasciare Londra, ogni qual volta mi è capitato di ritornarci, una puntata da Mark’s and Spencer ce l’ho sempre fatta, stupendomi ancora oggi di quanto attenti e fantasiosi siano nella scelta dei piatti pronti e soprattutto di quanto siano attenti alla qualità. Le insalate che propongono sono tante e molte di queste permettono, con una sola portata, di coprire il fabbisogno nutrizionale del pasto e questo ho voluto replicare; ho preparato ed assemblato i vari ingredienti che poi abbatterò insieme al condimento in modo da avere qualche porzione di quest’insalata sempre pronta per i momenti nei quali non c’è molto tempo per cucinare,  evitando così di afferrare il primo formaggio a caso dal frigo provocando ulteriori danni al mio colesterolo 😉 Per qualche altra idea su come cucinare la quinoa light potete dare un’occhiata qui, mentre per una versione etnica e più particolare questo è quello che fa per voi.

Super nutty salad con quinoa e fagioli zolfini
Porzioni2 Porzioni
Ingredienti
Cereali:
Dressing alla soia e al ginger:
Istruzioni
  1. Sciacquate bene la quinoa, quindi mettetela in una casseruola media contenente lo stesso peso di acqua fredda e cuocetela per circa 20 minuti dal bollore. Sciacquate il farro, mettetelo in una casseruola con abbondante acqua fredda salata e cuocete 1 ora dal bollore se integrale, altrimenti 30 minuti saranno sufficienti. Cuocete in abbondante acqua fredda i fagioli zolfini, aggiungendo il sale solo quando saranno quasi a cottura. Io non li ammollo e aspetto con calma che si cuociano con i loro tempi, ma se avete problemi particolari potete ammollarli la sera prima e abbrevierete la cottura. Cuocete in acqua salata appena appena anche i pisellini. Io li avevo abbattuti quando era stagione ma quelli del supermercato andranno benissimo. I broccoli io li ho cotti al vapore insieme ai fagiolini per perdere meno vitamine ma se andate di fretta potete lessare anche questi.
  2. Mentre gli ingredienti principali cuociono, preparate il condimento. Mettete tutti gli ingredienti del dressing in un mixer e frullate finché liquidi. Passo finale: In una ciotola mescolate bene le verdure, i cereali, i semi, i legumi e la frutta secca e quindi servite la nutty salad in ciotole individuali versandovi sopra un pò di dressing e guarnendo con prezzemolo tritato. Ovviamente un pò di condimento avanzerà ma se lo metterete in una bottiglina chiusa con un tappo e lo conserverete in frigo, vi servirà egregiamente per marinare il pollo e il maiale oppure per condire le verdure o le insalate.
  3. Le dosi sono per due porzioni intese come piatto unico essendo la nutty salad a tutti gli effetti un pasto completo. Se invece volete prepararla come accompagnamento diminuite le quantità in proporzione.

Super nutty salad con quinoa e fagioli zolfini

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Ravioli di caprino con cavolo nero croccante su crema di ceci

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ravioli di caprino con cavolo nero croccante su crema di ceci

 

Questi ravioli di caprino con cavolo nero croccante su crema di ceci nascono dalla ricetta dei ravioli di formaggio di capra di Ottolenghi, lo straordinario chef israeliano che ha reinventato il gusto degli inglesi grazie ad un uso estremamente innovativo di verdure, legumi e cereali. Con il suo libro Plenty  è stato amore a prima vista (per modo di dire) da quando l’ho sfogliato dapprima distrattamente e poi sempre con maggiore attenzione in una stupenda libreria francese. Tornata a casa l’ho subito acquistato ed è seguito l’acquisto di tutti gli altri libri da lui pubblicati, lo splendido Jerusalem, Plenty more ed ultimamente Sweet, degno coronamento della sua produzione, del quale ho già provato le Lemon and semolina cakes, dolcetti di semola e farina di mandorle a dir poco eccezionali e già diventati un must in casa nostra. Non mi permetterei mai di stravolgere o modificare una sua ricetta e del resto questi ravioli sono perfetti così come li ha immaginati lui, ma ho pensato che avrei potuto almeno variarne il condimento pur senza trasformarli in qualcosa di completamente diverso. Così ho immaginato come loro base una sorta di hummus senza aglio e a guarnizione delle foglie del toscanissimo cavolo nero che però ho deciso di friggere per creare un contrasto croccante alla cremosità dell’hummus. Il risultato a noi è piaciuto tantissimo e se mangiati come piatto unico, magari accompagnati da un’insalata, non sono neppure una cosa folle dal punto di vista nutrizionale, nemmeno in un regime del mangiar sano come quello che adotto ultimamente. Provare per credere 😊

Ravioli di caprino con cavolo nero fritto su crema di ceci
Porzioni4 porzioni
Tempo di cottura15 minuti
Tempo Passivo30 minuti
Ingredienti
Sfoglia:
Ripieno:
Per l'olio aromatizzato al peperoncino:
Altri ingredienti:
Istruzioni
Olio aromatizzato al peperoncino:
  1. In una teglia d'acciaio versate l'olio extra vergine d'oliva, i peperoncini (se desiderate un sapore più piccante tagliateli a pezzettini altrimenti lasciateli interi) e lo spicchio d'aglio diviso in due.
  2. Mettete in forno preriscaldato a 50° per un'oretta (io in abbattitore con cottura a bassa temperatura) quindi fate freddare e trasferite in una bottiglina di vetro.
Sfoglia:
  1. Sbattete brevemente le uova con l'olio.
  2. Mettete nella vasca della planetaria la farina, la scorza di limone grattugiata e le uova sbattute con l’olio.
  3. Lavorate con la foglia finché non otterrete un impasto liscio e compatto. Non deve essere troppo cedevole a questo punto della lavorazione.
  4. Dividetelo in 4 parti, proteggete con pellicola trasparente e fate riposare per almeno 30 minuti (potete conservarlo in frigo per un massimo di 2 giorni)
  5. Spolverizzate bene la spianatoia con la farina. Stendete un pezzo d'impasto prima col matterello e poi usando la sfogliatrice (oppure continuando con il matterello) riducendo progressivamente lo spessore del rullo fino ad arrivare allo spessore N° 6.
  6. Quando tutte le sfoglie saranno tirate, copritele con un canovaccio umido per non farle seccare.
Ripieno:
  1. In una ciotola schiacciate bene con una forchetta il caprino insaporendolo con sale, pepe e peperoncino.
  2. Con una rotella dentata tagliate la pasta ricavando dei quadrati di 7 cm per lato oppure utilizzando un bicchiere tagliate dei cerchi di circa 7 cm.
  3. Mettete al centro dei quadrati un cucchiaino di ripieno e poi copriteli con un altro quadrato.
  4. Sigillateli bene ai bordi premendo ed eventualmente inumidendovi un poco le dita se la pasta si fosse un poco seccata.
  5. Mano a mano che saranno pronti disponeteli sopra ad un vassoio spolverizzato di semola.
Crema di ceci:
  1. Frullate i ceci con un poco della loro acqua di cottura, un cucchiaio di olio e un cucchiaino di succo di limone aggiustando di sale e di pepe a vostro gusto.
  2. Nel frattempo mettete a bollire una pentola capiente colma di acqua salata con un cucchiaino d'olio in modo da averla pronta per la cottura dei ravioli.
Per il cavolo nero croccante:
  1. Riempite una casseruola piccola con l’olio d’oliva e portate a 160°
  2. Immergetevi le foglie di cavolo nero e friggetele per 30 sec./1 minuto al massimo girandole spesso.
  3. Scolatele ed asciugatele con carta assorbente facendolo con delicatezza perché da fritte saranno molto fragili.
Finitura del piatto:
  1. Cuocete i ravioli per 2/3 minuti quindi scolateli bene.
  2. Sporcate i piatti con la crema di ceci ed un giro d'olio aromatizzato, adagiatevi i ravioli, condite nuovamente con un poco di olio al peperoncino, mettete sopra ai ravioli qualche foglia di cavolo nero croccante e finite con pepe bianco macinato sul momento.

 

ravioli di caprino con cavolo nero croccante su crema di ceci

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Pie di pere e frutti di bosco

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pie di pere e frutti di bosco

Questa pie di pere e frutti di bosco in realtà è stata consumata settimane fa ma purtroppo non avevo ancora avuto modo di mettere mani alle foto per poter pubblicare. Ultimamente infatti ho molto trascurato il blog perchè, come sempre succede in questo periodo, ogni mio momento libero è stato dedicato alla realizzazione delle ricette per il compleanno dell’adolescente che il 14 ha festeggiato i suoi sedici anni. La gestione è complicata perché le feste sono in realtà due: la prima, la sera stessa del compleanno, che è la cena con i parenti e poi il sabato seguente la giornata con gli amici. La festa con gli amici è una maratona che comincia verso le 15 e che termina solo verso le 23, con merenda e cena incluse e le cose da preparare sono veramente tante. Quest’anno è stato tutto ulteriormente complicato dal fatto che avevo appena cambiato il congelatore e quindi ho potuto cominciare a preparare le scorte solo 2 settimane prima del compleanno; devo dire però che da quando ho comprato l’abbattitore l’organizzazione si è molto semplificata: i panini al latte li ho cotti, riempiti con gli affettati ed surgelati e il giorno della festa è bastato tirarli fuori dal congelatore 1 ora prima e metterli nei vassoi, stessa cosa per i cannoncini di pasta sfoglia che ho cotto, riempito di panna montata e subito surgelati. Avevo surgelato anche le pizzette, i bicchierini di cheesecake ai mirtilli, i cestini di cioccolato riempiti di tiramisù  e la torta, quindi alla fine è stato solo un discorso di sistemare casa e comprare le ultime cose ma almeno il cibo non è stato un pensiero. Ora però si ritorna ai santi propositi visto che ci avviciniamo rapidamente alla grande maratona godereccia del Natale ma non potevo proprio saltare nuovamente quello che per me è un appuntamento graditissimo che da tanto scandisce i miei mesi: il Re-cake. La ricetta di Novembre (e ci rientro in corner) è questa stupenda pie di pere e frutti di bosco. A dirla tutta io non sono un’amante di questi dolci principalmente perchè di solito non mangio frutta e soprattutto non mangio assolutamente mele cotte ma mi attiravano molto i frutti di bosco del ripieno ed avevo giusto i mirtilli dell’Abetone gelosamente custoditi nel congelatore che attendevano di essere consumati e così pie è stata ed è assolutamente valsa la pena correre per pubblicarla perchè la ricetta è semplicemente perfetta. L’aspro dei frutti mitigato dalla pera e la panna che regala ad ogni fetta quella punta di zucchero necessaria ad esaltarne il sapore.. Ricetta promossa con lode per quel che mi riguarda e grazie alla cape di Re-cake che davvero non ne sbagliano una e prima o poi troverò il tempo di provare anche le Re-cakes del passato, quelle di quando non avevo un blog, una vera miniera d’oro che mi aspetta. Intanto però vi lascio con questa pie che potrete anche congelare a fette ed avere sempre disponibile quando vi prende la voglia di qualcosa di goloso.

pie di pere e frutti di bosco

Pie di pere e frutti di bosco
Tempo di cottura1 ora e mezzo
Ingredienti
Per l'impasto:
Per il ripieno:
Istruzioni
  1. Per l’impasto:
  2. Mettete la farina e il sale nel mixer ed azionatelo brevemente per mescolarli.
  3. Aggiungete il burro e mescolate di nuovo finché non otterrete briciole di impasto.
  4. A questo punto unite l’acqua ma un pochino per volta, frullando tra un’aggiunta e l’altra. L’impasto deve risultare compatto se premuto tra due dita.
  5. Trasferitelo sul piano di lavoro e riunite le briciole insieme fino a formare una palla.
  6. Dividetela a metà e formate due dischi appiattiti.
  7. Rivestiteli di pellicola trasparente e trasferiteli in frigo per almeno 30 minuti e fino ad un massimo di 2 giorni.
Per il ripieno:
  1. In una ciotola mettete i frutti di bosco con lo zucchero e schiacciateli fino ad ottenere una purea.
  2. Unite le pere, la maizena, la cannella, la scorza di limone ed il sale e mescolate bene. Non preparate la frutta troppo prima perché con il riposo rilascerebbe troppi liquidi compromettendo la riuscita della pie.
Assemblaggio:
  1. Preriscaldate il forno a 220°.
  2. Stendete i due dischi di pasta aiutandovi con farina o su carta forno fino ad ottenere una dimensione di circa 30 cm.
  3. Trasferite il primo disco in uno stampo da 23 cm.
  4. Eliminate la pasta in eccesso e ripiegate la pasta sui bordi pizzicandola.
  5. Con l’altro disco, utilizzando degli stampini, ritagliate tante foglioline (io non avevo le foglioline ed ho fatto dei fiorellini)
  6. Mettete il ripieno all’interno dello stampo e ricoprite con le foglioline.
  7. Sbattete il tuorlo con la panna e spennellatevi la superficie della pie, quindi spolverizzatela abbondantemente di zucchero.
  8. Infornate e cuocete per 20 minuti, quindi abbassate la temperatura a 160° e cuocete ancora per un’ora e 10 minuti (con il mio forno dopo un’ora la torta era già anche troppo colorita).
  9. Fate raffreddare ma non del tutto perché dà il suo meglio se tiepida e servite con panna montata o gelato alla vaniglia ma anche la ricotta montata potrebbe essere un’ottima alternativa.

pie di pere e frutta di bosco particolare fetta

pie di pere e frutta di bosco senza una fetta

Con questa ricetta partecipo al Re-cake #28. Questa la pagina Facebook

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Zuccotto toscano: quello vero!

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zuccotto toscano particolare fetta

Prima di cominciare, voglio chiarire da subito che il titolo del post è volutamente ironico dato che, come ben si sa, proclamare di una ricetta che la tua è quella vera, attira gli strali delle talebane del web. Voglio anche chiarire però che, Montersino non me ne voglia, quello che lui chiama “zuccotto toscano” non é esattamente quello che si mangia in Toscana e qui mi fermo, appena in tempo per non scatenare le ire di chi sopra 😊. Lo zuccotto del quale voglio parlare oggi è la versione di quando ero piccola, quindi vecchia di svariati lustri, aimè, ed è come tutte le ricette toscane, sostanzialmente semplice se non fosse per la sua storia che pare risalga al sedicesimo secolo e che lo colloca di diritto tra i primi semifreddi della storia. Dove cominci la realtà e finisca la fantasia io non so dirlo ma pare comunque cosa certa che l’idea sia venuta al fiorentino Bernardo Buontalenti,  architetto, pittore, scultore e grande appassionato di cucina, al quale Caterina II de’Medici, in occasione di un banchetto per l’arrivo di importanti personalità spagnole, aveva richiesto di stupire i commensali “facendo rimanere gli stranieri, spagnoli per giunta, come tanti babbei”. E Buontalenti se ne uscì con questo semifreddo sulla cui forma si dibatte ancora (si dice che il Buontalenti al banchetto servì lo zuccotto all’interno di elmi chiodati da combattimento, zucchetti appunto, ma qualcuno invece afferma che il nome si debba al copricapo colorato degli alti prelati chiamato anche questo zucchetto e che talvolta è colorato di un colore molto simile all’alchermes). Comunque sia andata, la prima versione dello zuccotto era semplice pan di spagna imbevuto di alchermes e all’interno ricotta zuccherata, agrumi canditi, nocciole (oppure mandorle) e forse granella di fave di cacao. Niente meringa, crema pasticciera, salsa al cioccolato, rum. Ma la semplicità della ricetta è inversamente proporzionale alla straordinarietà dei sapori perchè credetemi, qua si parla di libidine pura. In un dolce con così pochi ingredienti la cosa fondamentale, ovviamente è la qualità degli stessi quindi la ricotta, che deve essere freschissima. Anche gli agrumi canditi devono essere di ottima qualità (io uso quelli siciliani) e l’alchermes potreste comprarlo qua, così con l’occasione visitereste una delle farmacie più belle del mondo (e vuotereste il portafogli con estrema velocità perchè il vero alchermes è carissimo). In quanto al pan di spagna io uso quello di Massari e quindi vi metterò la sua ricetta. Non c’è altro da dire se non che lo zuccotto non manca mai sulla mia tavola a Natale. Ha i giusti colori, un gusto strepitoso, costa poco (a patto di non comprare l’alchermes alla Farmacia di Santa Maria Novella), si prepara in un attimo, si può surgelare ottimizzando la preparazione del pranzo di Natale e vi farà fare un figurone quando lo porterete in tavola. Cos’altro vi serve per convincervi a correre in cucina?

zuccotto intero nel particolare

Zuccotto toscano: quello vero!
Porzioni8 Porzioni
Tempo di preparazione45 minuti
Tempo di cottura20 minuti
Tempo Passivo12 ore
Ingredienti
Pan di spagna:
Per il ripieno:
Sciroppo di alchermes:
Finitura:
Istruzioni
Pan di Spagna:
  1. Mettete nella planetaria le uova insieme allo zucchero, al sale e ai semini della vaniglia e montate con la frusta per circa 20 minuti a media velocità.
  2. Setacciate farina e fecola ed incorporate al composto di uova delicatamente a pioggia.
  3. Versate in uno stampo da 24 cm imburrato ed infarinato.
  4. Cuocete per 20 minuti in forno preriscaldato a 190-200° con valvola aperta, quindi con qualcosa che tiene una fessura dello sportello del forno aperto, tipo una pallina di carta alluminio o simili
  5. Una volta cotto sfornatelo e fate raffreddare per bene.
Ripieno:
  1. Prima di tutto se vi è possibile, mettete la ricotta in frigo all’interno di un colino per farne uscire tutto il siero.
  2. Mettete la ricotta e lo zucchero all’interno della vasca della planetaria e montate con la frusta a filo a velocità sostenuta per 10 minuti. Dovete ottenere una crema molto liscia.
  3. Unite alla ricotta gli agrumi canditi tagliati a quadrettini, le ciliegine divise in 4 e le nocciole tostate tritate molto grossolanamente.
Sciroppo di alchermes:
  1. Mettete l’acqua e lo zucchero in un pentolino piccolo ed aspettate che lo zucchero sia completamente disciolto.
  2. Fate raffreddare (io nell'abbattitore per 10 minuti) e quindi unite l’alchermes.
Montaggio:
  1. Foderate uno stampo da zuccotto di 20 cm. con pellicola trasparente alimentare lasciandone abbastanza da coprire anche il fondo, una volta riempito lo stampo.
  2. Tagliate il pan di Spagna a fette sottili e rivestitene lo stampo lasciandone alcune per foderare il fondo.
  3. Utilizzando un pennello, bagnate bene il pan di Spagna con lo sciroppo di alchermes.
  4. Riempite con il composto di ricotta quindi chiudete con le fette rimaste e bagnate anche queste con l’alchermes.
  5. Chiudete con la pellicola trasparente e mettete per una notte a riposare in frigo per far assestare lo zuccotto. Con l'abbattitore io l'ho subito portato a +3 e poi trasferito in frigo per la notte.

zuccotto toscano con una fetta mancante

zuccotto intero con sfondo natalizio

Credits:   Wikipedia   Dante Zaragoza    Taccuini storici

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Il Natale e gli abeti 2.0

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Come ogni anno anche questo dicembre abbiamo tirato giù dalla soffitta le innumerevoli scatole di addobbi natalizi ma con una novità: dopo una serie infinita di Natali in cui avevo addobbato un albero finto per ovvie ragioni, quest’anno già a novembre avevo deciso che l’adolescente avrebbe dovuto, almeno una volta nella vita, provare l’emozione di addobbare un vero abete, uno di quelli che appena entri in casa capisci subito che c’è, il profumo che ti entra subdolo nelle narici con la magica qualità di riportarti, per tutta la vita, col naso sollevato ad osservare le sue lucine con la stessa faccia speranzosa di quando avevi 5 anni.  Abbiamo scelto con cura le palline da appendere, le nuove, acquistate da quando c’è l’adolescente, insieme a quelle che mettevo sull’albero quando ero piccola; abbiamo acceso innumerevoli volte le luci per controllare che fossero distribuite bene, spostandole e rispostandole fino a quando non ci è sembrato che tutto fosse nel giusto ordine e quindi abbiamo finalmente iniziato ad appendere le palline. C’era la musica giusta, una compilation di Natale di quelle serie, con pezzi di Elvis, Bing Crosby, Aretha Franklin, insomma, l’atmosfera perfetta per sentire nel cuore, fin nel profondo del cuore, la straordinaria magia del Natale ed ero assurdamente orgogliosa di essere riuscita, una volta tanto, a fare l’albero da sola, senza aiuti. E mentre questa consapevolezza mi scaldava il cuore, l’adolescente si gira, si allontana un attimo dall’albero, lo guarda con aria schifata e poi sentenzia: “Questo è l’albero di Natale più brutto che io abbia mai visto. È storto, spelacchiato, le luci sono messe male, i rami non scendono quindi non riusciremo mai ad appendere la maggior parte delle palline, gli aghi mi hanno bucato mani e polsi lasciandomi tutti dei puntini rossi.. ma che ti è venuto in mente? Io rivoglio l’albero dell’anno, almeno era finto ma bello. Guarda, se dobbiamo avere un albero così brutto, meglio non averlo proprio” Ed ha incrociato le braccia rifiutandosi di proseguire. In effetti, a dirla tutta, a me qualche dubbio era anche venuto. Intanto, quando il consorte me l’aveva piazzato in soggiorno ed aveva tagliato il cordino che teneva sollevati i rami, questi erano rimasti sollevati come se fossero ancora legati, ma ero stata rassicurata dal parentado sul fatto che pian pianino i rami sarebbero calati permettendomi di attaccare le palline. E poi avevo notato che gli aghi erano strani, secchi e steccoluti, non quelli belli grassi e spessi che mi ricordavo e poi il profumo, che beh, un poco si sentiva, ma non mi faceva tornare subito bambina come mi ero immaginata. Ma la magia del Natale è più forte di queste quisquiglie e quindi ho proseguito imperterrita a provare ad attaccare le palline nonostante fosse un’impresa quasi impossibile con i rami che si ostinavano a rimanere verticali. “Ma dai, non importa se non è bellissimo. È il nostro albero. Nessuno ne ha uno uguale..” ho tentato di convincerlo. ‘E ci credo. Brutto così è difficile trovarne un altro” mi ha risposto e mi ha abbandonata per mettersi a giocare alla Play. Per cercare di salvare l’atmosfera che si stava irrimediabilmente guastando, sono corsa a chiamare mia sorella chiedendole aiuto almeno per quello che riguardava le luci e così sono arrivati lei, mio cognato e mia mamma. Mia sorella e mio cognato hanno provveduto a togliere completamente il filo delle lucine che io ero stata tanto orgogliosa di essere riuscita a mettere e in breve sono riusciti a dare al nostro albero un aspetto se non proprio normale ma almeno un po’ più vicino all’idea che abbiamo dell’albero di Natale. Mia madre invece se ne è stata un po’ lí zitta a guardare e poi ha sentenziato: “Non vorrei essere proprio io a dirtelo, ma mi sa che ti hanno venduto un abete tarocco”. Alla fine l’albero lo abbiamo dovuto addobbare con i guanti da giardiniere, tanto i suoi aghi pungevano e il giorno dopo avevamo tutti e due mani e polsi segnati da tanti puntini rossi che prudevano e bruciavano. Continua ad avere una forma strana, i suoi rami continuano ostinatamente a volgersi verso l’alto facendo cadere ogni tanto qualche pallina che non riesce a sfidare la pendenza ma lui resta lì, orgoglioso della sua diversità e ogni tanto, solo ogni tanto, riesce anche a farmi alzare la testa verso le sue lucine facendomi credere per un attimo di avere ancora 5 anni.

 

Qui di seguito ho messo un’idea di menù ovviamente vegetariano con qualche escursione etnica per la cena della vigilia o pranzo di Natale. Dateci un’occhiata e valutate. Per una volta, magari, potreste anche proporre un menù di tipo diverso, perchè no? Ricordo sempre che una vigilia sfidammo la tradizione mangiando cinese con immenso piacere di tutti a parte il consorte che lo odia e la suocera che ebbe feroci mal di stomaco (a sentir lei) fino a Capodanno 😊

E siccome il Natale è la festa delle famiglie ed ognuno deve stringersi alla propria è probabile che non ci saranno altre occasioni di postare fino alla fine delle vacanze. Buon Natale quindi e peace and love a tutti voi ❤

 

Antipasto:

Aloo palak tikki

Bocconcini fritti di riso Basmati e gamberi

 

 

Primi piatti:

Cappellacci di patate e porcini con fonduta di taleggio 

Paccheri farciti con burrata e sauté di carciofi

 

 

Secondi piatti:

Bavarese lievitata con crema di ricotta e verdure saute

Goat cheese tomatoes and basil tart

Lenticchie di Castelluccio con pomodorini confit e gorgonzola

 

 

Pani speciali:

Grissini di semola alla confettura di cipolle

Garlic breadsticks

Stelle di farro con sidro e cipolle

 

 

Biscotti e cioccolato:

I Cavallucci di Siena

Paste di mandorla

Albero di Natale

 

 

Dolci:

Zuccotto toscano

Chocolate, almond and ganache pound cake

Crostata alle arance e ricotta montata

 

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